«Fragole e berries, le nostre tecnologie per la ricerca»

Galli (AdTech Systems): «Vi spiego gli impianti sviluppati per Nova Siri Genetics»

«Fragole e berries, le nostre tecnologie per la ricerca»
Ha inaugurato nei giorni scorsi a Policoro il nuovo centro di ricerca di Nova Siri Genetics dedicato a fragole e berries (clicca qui per approfondire). Le strutture possono contare su tecnologie e impianti all’avanguardia, opera dell’azienda veronese AdTech Systems. Ma quali sono in dettaglio i sistemi installati? Ne abbiamo parlato con Fabio Galli, proprietario di AdTech Systems.

Quali sono le tecnologie che supportano la ricerca nel nuovo centro di Policoro?
La struttura è nata con lo scopo di sperimentare e realizzare piccole quantità di piante come fragole e piccoli frutti. L’abbiamo realizzata con una cura maniacale dei particolari: abbiamo infatti installato diverse tipologie di impiantistica come il riscaldamento ad aria calda e un impianto a bassa pressione per il raffrescamento durante periodo estivo. Inoltre, abbiamo costruito un impianto per la nebulizzazione dell’area e un impianto a goccia per le future coltivazioni, infine abbiamo predisposto le strutture per l’idroponica. Nelle strutture di Nova Siri Genetics trovano spazio anche due settori per la radicazione con bancali collegati a specifici impianti di nebulizzazione e di flusso-reflusso. Il tutto è controllato da remoto tramite i sistemi computerizzati della ditta olandese Priva: tramite il pc, è possibile avere una visione a 360 gradi dei parametri climatici ed irrigui della struttura.



Com’è ad oggi la richiesta per impianti avanzati di questo tipo?
Al momento le richieste per queste serre specifiche sono davvero poche perché in generale è limitato il numero di aziende che investe sulla sperimentazione. Dal punto di vista della produzione invece le richieste sono numerose, soprattutto nel mondo dell’orticoltura come per le colture di pomodoro, cetriolo, melanzane: ogni anno installiamo diverse decine di ettari di impianti fuori suolo.

Quanto è diffusa la coltura fuori suolo in Italia?
Anche se sembra non esistere, in realtà ha una buona diffusione. Abbiamo costruito la prima serra di questa tipologia nel 2002 quindi sono almeno venti anni che si parla di idroponica e fuorisuolo. Vengono utilizzate soprattutto per il pomodoro e si tratta di una realtà viva, sperimentata e perfettamente organizzata. Le richieste per le serre dedicate alle colture fuori suolo sono stabili: anche se non c’è l’esplosione della domanda, il mercato è costante e tutti gli anni abbiamo circa una decina di ettari da realizzare. Si tratta di impianti molto onerosi quindi adatti solo a chi ha la giusta disponibilità economica.



Quanto incide la scarsità delle materie prime su un’azienda come la vostra?
E’ un problema enorme: le materie prime quest’anno mancano completamente, tant’è che non si potranno realizzare le serre in vetro. Queste strutture si basano su una materia prima chiamata allumina, il cui primo produttore era l’Ucraina. Ora che la produzione è ferma, gli approvvigionamenti sono impossibili.

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