Residuo zero, serve più coraggio

Costruire la categoria, un'opportunità per tutta la filiera

Residuo zero, serve più coraggio
Nelle fiere, da Fruit Logistica a Marca, fino al Macfrut della scorsa settimana, negli stand delle aziende di produzione si è notata un'offerta crescente di prodotti a residuo zero. I consumatori li vogliono, ma in distribuzione si fanno ancora fatica a trovare: eppure questo segmento è molto promettente.

Anche le ultime ricerche del Monitor Ortofrutta di Agroter presentate a Think Fresh lo suggeriscono. Tra i fattori più importanti considerati nell'acquisto di frutta e verdura gli italiani mettono in cima il gusto (78%) e al secondo posto (57%) la salubrità. Avere la garanzia di frutta e verdura senza pesticidi, poi, è per poco più del 60% dei responsabili acquisto un aspetto molto importante nel momento di scegliere cosa mettere nel carrello.



Il residuo zero lo troviamo in alcune varietà di mele, pere, agrumi, frutti di bosco, fragole; a breve avremo albicocche e pesche così certificate. Ma anche nel campo degli ortaggi il claim lo troviamo su diverse referenze: dai carciofi ai pomodorini, dai cetrioli alle zucchine e poi ancora asparagi, cipolle e patate. Queste produzioni riguardano infine i legumi secchi, come lenticchie, fagioli e ceci. Ma perché nel punto vendita l'offerta di ortofrutta a residuo zero tende a perdersi nel reparto?

La categoria ha bisogno di essere costruita e valorizzata a punto vendita. Qualche distributore sta portando avanti progetti strutturati in tal senso – vedi l'esempio di Unes (clicca qui per leggere l'articolo) – altri hanno inserito i prodotti residuo zero in assortimento, ma poi non hanno spinto sulla categoria come per esempio sul biologico. Tanti altri, invece, nonostante il consumatore sia sempre più attento a salubrità, sicurezza alimentare, sostenibilità e sana alimentazione, non hanno ancora sposato il residuo zero.



Molte insegne, quindi, non ci hanno creduto. Forse perché temono che il residuo zero possa inserirsi tra il biologico e i prodotti di filiera Mdd, così mancano i programmi a lungo termine e una politica assortimentale e promozionale tale da far decollare la categoria. Ed è un peccato, perché si sta perdendo una grossa opportunità e la distribuzione è già in ritardo rispetto a quanto richiede il consumatore.

La distribuzione moderna in questo frangente dovrebbe ascoltare di più il cliente e orientare di conseguenza le proprie scelte. Frutta e verdura a residuo zero è attraente perché il claim trasmette un messaggio facile e diretto al consumatore: e vista la richiesta di prodotti di questo tipo, il rischio di sposare questa innovazione è veramente basso.

In ortofrutta non c'è mai nulla di facile, ma sul residuo zero il rischio è di perdere una opportunità importante per segmentare ulteriormente l'offerta, alzare il livello della proposta e stimolare così i consumi. La distribuzione è già in forte ritardo, basterebbe un pizzico di coraggio in più e le soddisfazioni non mancheranno. Per la Gdo, i produttori e anche i clienti finali.
 
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