L'ombra del caporalato nelle campagne venete

L'ombra del caporalato nelle campagne venete
Sei fantasmi a bordo di una Fiat Multipla, sei clandestini che stavano rientrando a casa, o meglio nei miseri alloggi di fortuna del Veronese dove riuscivano a chiudere gli occhi e a mangiare qualcosa tra un massacrante turno di lavoro e quello successivo. Stremati dopo 9-10 ore trascorse a scaricare polli e a raccogliere frutta nelle campagne del Padovano per racimolare la miseria di qualche euro l’ora, soldi comunque preziosi da spedire alle loro famiglie in Africa, non sono mai giunti a destinazione. Si sono schiantati venerdì pomeriggio a San Pietro in Gu (Padova), nel tentativo di evitare una colonna d’auto, nel tratto di discesa di un cavalcavia. Uno scontro frontale tra un camion e la Fiat Multipla dei braccianti, ridotta a un groviglio di lamiere. Sono sopravvissuti solo in due, mentre quattro colleghi hanno perso la vita.

Vivevano nel veronese, dove ha sede la cooperativa a cui era intestata la vettura su cui viaggiavano. Erano partiti per Padova alle 4 del mattino, come ricostruisce il Corriere della Sera, e al momento del pauroso incidente, 12 ore più tardi, stavano rincasando. Nel 2019 la cooperativa in questione finì al centro di un’indagine della Guardia di Finanza per caporalato e adesso risulta in liquidazione, mentre il suo legale rappresentante marocchino, dopo aver scontato 7 mesi in carcere, è libero e sotto processo per caporalato e sfruttamento della manodopera clandestina.

«I lavoratori gravemente sfruttati in condizioni indecenti e servili nel Veneto sono oltre 5.500 — attesta infatti il «V Rapporto Agromafie e Caporalato» dell’Osservatorio Placido Rizzotto — vengono pagati 3 o 4 euro l’ora per turni che d’estate arrivano anche a 13-14 ore al giorno. Spesso viene detratto dalla paga il costo del trasporto per giungere dal luogo di partenza al campo». L’incidenza del lavoro irregolare in Italia vale 79 miliardi di euro e il Veneto contribuisce con 5,6 miliardi, che equivarrebbero al 3,8% del Pil regionale.

Fonte: Corriere del Veneto