Bacca di goji, una meteora dell’ortofrutta

Il produttore: «Si possono trovare nuovi spiragli commerciali»

Bacca di goji, una meteora dell’ortofrutta
Qualche anno fa le bacche di goji apparivano magicamente sui mercati europei, anche se nella cultura orientale sono utilizzate da migliaia di anni nella medicina tradizionale: accolte come una grande scoperta viste le eccellenti proprietà nutraceutiche e antiossidanti, ad oggi il consumo e l’entusiasmo per questi frutti rossi orientali sembrano scemati magicamente.
“La situazione della bacca di goji– afferma Giovanni Marchesin, produttore friulano del frutto – è un po' complicata poiché il consumo e l’attenzione da parte della Gdo e dell’industria è calata. Da un punto di vista agronomico è una coltura semplice da gestire perché è resistente e non necessità di particolari cure”.




Il frutto si è adattato bene nei diversi areali italaliani visto che è un arbusto selvatico, originariamente diffuso in Cina e Tibet. Le specie coltivate sono due: il Lycium barbarum e il Lycium chinense, spesso si distinguono per la forma delle foglie. “In Italia questa bacca è coltivata sia nelle regioni meridionali che al nord – spiega Marchesin – la pianta resiste molto bene alle escursioni termiche e non presenta particolari suscettibilità a fisiopatie”.
Per quanto riguarda la coltivazione è consigliato mettere a dimora piante di 1-2 anni dato che l’arbusto è produttivo dal terzo anno ed entra a pieno regime dal quinto, con una produzione media di 4,5 kg a pianta. “L’aspetto cruciale da saper gestire – chiarisce il produttore - è la potatura, poiché con la crescita dei rami l'arbusto potrebbe diventare un rovo, complicando la fase di raccolta dei frutti, esclusivamente manuale e dunque è necessario saper orientare l’arbusto”.



La pianta predilige terreni ben drenati e neutri, ha un’esigenza idrica pari a 0,5 litro di acqua al giorno. “Per la concimazione – continua Marchesin – sono necessari azoto e potassio per la struttura fogliare e per garantire sapore alla bacca”.
Se nel 2015 la bacca di goji sembrava il frutto del futuro, oggi quell’interesse appare lontano, forse perché le proprietà nutraceutiche non sono state sufficienti a giustificare il costo del frutto fresco che si aggira attorno a 25 euro il chilo quando raccolto senza picciolo e 30 €/kg quando raccolto con il picciolo ma –chiosa l’agricoltore friulano – “si possono trovare nuovi spiragli commerciali per questo frutto che non ha avuto il giusto tempo per stabilizzarsi nelle abitudini dei consumatori”.



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