Fragole, stagione tra luci ed ombre

Vendite in calo e ripresa del prodotto estero: dati e analisi

Fragole, stagione tra luci ed ombre
Il trimestre d'oro della fragola si è chiuso e il caldo anomalo delle ultime settimane ha accelerato la fine della stagione di massimo consumo di questo frutto. Tra marzo e maggio si ottengono i migliori risultati di vendita per la fragola e ad aprile – complice la Pasqua – questa referenza ha generato anche il 10% del venduto dell'intero reparto ortofrutta nei punti vendita più performanti.

Ma riavvolgiamo il nastro. L'anno era cominciato con luci ed ombre con un gennaio in calo rispetto al 2021, dovuto al clima freddo delle prime settimane del mese, poi un febbraio con crescite importanti in doppia cifra che lasciava presagire un'annata straordinaria con le temperature miti a favorirne i consumi. Ma ecco che a marzo ci sono stati i primi problemi, con un rallentamento nelle vendite in Gdo che ha seguito purtroppo gli andamenti in calo del reparto ortofrutta: in apertura di primavera le fragole italiane hanno comunque dimostrato tutta la loro qualità, crescendo comunque nei consumi a scapito di quelle estere (spagnole in primis), che invece si sono riprese la scena ad aprile. Infatti molte insegne le hanno inserite nel loro volantino pasquali, con le produzioni italiane a ricoprire invece un ruolo premium.



Maggio ha visto l'arrivo del caldo improvviso: la shelf-life delle fragole dalle zone vocate del Sud si è accorciata e di conseguenza anche i consumi ne hanno risentito, con le produzioni del Nord che provano a reggere, ma di questo passo e a queste temperature molto alte difficilmente le produzioni italiane potranno proseguire con i volumi attesi. Le produzioni ovviamente continueranno, ma da qui fino a fine anno è lecito aspettarsi più prodotto estero, nonostante la fragola italiana – tra innovazione varietale e diversificazione degli areali produttivi – abbia notevolmente ampliato il proprio calendario.

Quindi una stagione con luci ed ombre, che ha confermato l'innalzamento della qualità italiana attraverso le scelte varietali. Una scelta vincente e che ha dato “ottimi frutti”, posizionando la produzione nazionale nella fascia premium. Come detto non sono mancate le ombre: alcuni buchi produttivi improvvisi nei vari mesi hanno creato lamentele da parte dei consumatori e lasciato “spazio” al prodotto estero, che è comunque sempre più relegato a prodotto da prezzo, su cui le varie insegne hanno battagliato a suon di promozioni.



Il prodotto confezionato si conferma il migliore veicolo di vendita, sia per preservare la qualità e l'integrità dei frutti, che per velocizzare la spesa e ottimizzare le esposizioni nei vari canali di vendita. Nella distribuzione moderna raggiunge oltre il 90%, mentre lo sfuso sta perdendo sempre più appeal: le fragole sono molto delicate da gestire, anche se esteticamente sfuse si presentano bene e il profumo che emanano serve ad attirare i consumatori.

La padellina da un chilo in piena stagione è sempre in aumento nelle scelte dei consumatori, come del resto le vaschette standard da 500 grammi, mentre stanno scomparendo nei mesi centrali della stagione quelle da 250 grammi.

Proprio l'importanza di questa categoria – dove la qualità si declina con italianità e gusto - ha spinto diverse insegne a sviluppare l'offerta del proprio marchio spingendo su varietà premium e cercando così di staccarsi dai loro competitor.

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