«Chi gode del reddito ci aiuti nei campi»

Intervista al presidente Coldiretti: «Il nostro piano per l'ortofrutta»

«Chi gode del reddito ci aiuti nei campi»
E' passato poco più di un mese dal Macfrut, ultimo momento in cui l'ortofrutta si è ritrovata per discutere di sfide e criticità. Coldiretti è stata tra i protagonisti istituzionali della fiera di Rimini e l'associazione guidata da Ettore Prandini ha rimarcato la grande attenzione che rivolge alla filiera ortofrutticola. Tanti i temi all'ordine del giorno che, in questa intervista esclusiva a IFN, il presidente di Coldiretti mette in fila presentando quelle che, nei fatti, sono le basi di un piano strategico per l'ortofrutta.

Presidente, il Macfrut è stata un'importante occasione di confronto con la base produttiva. Qual è lo stato di salute dell'ortofrutta italiana?
Tornare a confrontarci di persona con i soci aiuta ad affrontare le tante sfide che abbiamo davanti in un periodo complesso. L’Italia deve essere leader europea dell’ortofrutta. I numeri ci dicono che le esportazioni in valore crescono, ma dall’analisi dei volumi emerge una sofferenza legata alle perdite di produzione, effetto combinato di problemi climatici e fitosanitari. Quello che ci preoccupa è anche la perdita di mercati che stavano diventando importanti, soprattutto nell’est europeo, a partire dall’embargo russo del 2014 fino all’attuale conflitto. L’attuale congiuntura sta poi avendo effetti devastanti per la crescita dei costi di produzione e dei trasporti, la carenza di manodopera, con la perdita di semine e trapianti di ortaggi. Dobbiamo ripensare la logistica del nostro Paese con i ritardi del sistema attuale, che comporta un gap competitivo nei costi di 13 miliardi per le nostre imprese.



I costi produttivi in aumento preoccupano. Possono minare la competitività delle imprese ortofrutticole italiane e complicare ulteriormente l'export di ortofrutta?

Come si diceva i costi di produzione sono un problema grandissimo, soprattutto per un Paese troppo dipendente dall’estero per prodotti energetici, fertilizzanti, fitofarmaci, sementi; un Paese in cui i prodotti viaggiano quasi esclusivamente su gomma. Le imprese italiane devono inoltre affrontare un pesante deficit logistico per la carenza di infrastrutture per il trasporto merci, con un gap di competitività che penalizza il sistema economico nazionale rispetto agli altri Paesi dell’Unione Europea. In Italia il costo medio chilometrico per le merci del trasporto pesante è pari a 1,12 euro/ chilometro, più alto di nazioni come la Francia (1,08 euro/chilometro) e la Germania (1,04 euro/chilometro, ma addirittura doppio se si considerano le realtà dell’Europa dell’Est come la Lettonia, la Romania o la Polonia secondo l’analisi di Coldiretti su dati del Centro Studi Divulga. Si tratta di un aggravio per gli operatori economici italiani superiore dell’11% rispetto alla media europea e ostacola lo sviluppo del potenziale economico del Paese, in particolare per i settori per i quali il sistema della logistica risulta cruciale, come nel caso dell’ortofrutta.

La campagna della frutta estiva è appena iniziata e le aziende agricole segnalano grandi difficoltà nel reperimento della manodopera. Quali sono le cause di questa situazione? Quanto è grave e quali le possibili soluzioni?
La situazione è molto grave perché si calcola che in agricoltura, tra i diversi settori, manchino circa 100.000 lavoratori stagionali e, ovviamente, l’ortofrutta è uno dei settori più interessati. Basti pensare che alcune aziende hanno dovuto modificare i propri piani colturali proprio in previsione della difficoltà della raccolta manuale, spostandosi verso colture maggiormente meccanizzate. Questo rischia di impoverire il nostro raccolto ortofrutticolo di qualità. I tempi delle imprese non sono gli stessi della burocrazia e i ritardi accumulati nel rilascio dei nulla osta per consentire ai lavoratori extracomunitari, già ammessi all’ingresso con il decreto flussi, di arrivare in Italia rischiano di far perdere raccolti preziosi per i produttori ma anche per i consumatori. Ma con strumenti concordati con i sindacati, occorre consentire anche ai percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani di poter collaborare temporaneamente alle attività nei campi. Serve un piano per la formazione professionale e misure per ridurre la burocrazia e contenere il costo del lavoro con una radicale semplificazione che possa garantire flessibilità e tempestività di un lavoro legato all’andamento climatico sempre più bizzarro.



I consumi si fanno sempre più polarizzati. Qualità e convenienza possono andare di pari passo?
Coldiretti crede che sia possibile, attraverso la programmazione delle produzioni, della logistica, impostando rapporti di filiera seri con le industrie, la Gdo, i commercianti più lungimiranti. Lavorando a partire dai costi di produzione, proponendo qualità a prezzi ragionevoli, prezzi giusti per la filiera e per il consumatore.

La tutela del Made in Italy ora può contare anche sulla tecnologia. Credete nei sistemi blockchain? E' possibile immaginare un sistema di garanzia europeo in questo ambito e che ruolo potrebbe giocare l'Italia?
Tutto ciò che può garantire la vera identità del prodotto alimentare, a tutela degli operatori onesti e del consumatore, è fondamentale per un mercato trasparente. L’Italia può e deve giocare un ruolo di primo piano in questo ambito, vista l’esperienza di decenni di lotta all’agropirateria e alla contraffazione alimentare, ma deve abbracciare completamente la trasparenza, senza paura di riportare in etichetta la verità, puntando su territorio, sostenibilità e qualità. Anche per questo ci stiamo battendo affinché l’Europa abbia una sua piattaforma di blockchain e non debba appoggiarsi su quella statunitense o cinese. I dati e la loro custodia saranno il più grande patrimonio da conservare e proteggere nel prossimo futuro.



In questo quadro il ruolo delle istituzioni può essere strategico. Il Tavolo ortofrutticolo è stato convocato una volta e poi più, altri tavoli settoriali sono stati annunciati ma poi rimasti solo degli intenti. La politica resta silente nei confronti dell'ortofrutta. Perché?
Certi tavoli sembrano far parte più di una vecchia logica, poco adatta al momento che stiamo vivendo, che di una reale esigenza e necessità. Coldiretti crede all’importanza dei rapporti di filiera tra soggetti disponibili a fare una parte del percorso insieme e a presentare le proprie istanze alla parte politica per far crescere tutta la filiera, dando opportunità alle imprese di crescita economica.

L'assessore alle politiche agricole dell'Emilia-Romagna, Alessio Mammi, ha sollecitato la Coldiretti a presentare un Piano ortofrutticolo nazionale. Coglierete la sfida?
La sfida è già raccolta. L’impegno di Coldiretti nel settore ortofrutticolo si sviluppa sulla linea di pensiero che ha portato alla costituzione di CAI, Consorzi Agrari d’Italia, di Filiera Italia, di un nuovo rapporto con Unaproa, del piano logistico con il porto di Ravenna, degli interventi del Pnrr... Strumenti e rapporti per partire dall’efficientamento dei processi produttivi, dalla programmazione, dalla vera sostenibilità che deve essere ambientale ed etica, ma anche economica.



A proposito di sfide, il Macfrut è pronto a rilanciarsi a livello internazionale. Crede che l'ortofrutta possa avere una sua fiera di riferimento in Italia capace di attrarre i player globali o per questo si debba continuare ad andare a Fruit Logistica a Berlino?
Il tema delle manifestazioni fieristiche in Italia è un nervo scoperto. E’ incredibile che la principale manifestazione fieristica si svolga in un Paese come la Germania che non è certo tra i principali produttori. Sarebbe necessario sedersi ad un tavolo per elaborare un piano strategico, una volta appurato dove sono strutture, logistica e organizzazione per manifestazioni di settore di livello mondiale. Dobbiamo uscire una volta per tutte dalle logiche di un localismo vetrina per la politica, e promuovere manifestazioni utili alle imprese ed al sistema economico. Ciò non toglie che poi ci possano essere fiere molto specializzate che trattano in modo completo un segmento, magari con periodicità diversa.

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