Siccità, il ministro: «Inevitabile lo stato di crisi»

E Prandini scrive a Draghi: intervenga la Protezione Civile per gestire le risorse idriche

Siccità, il ministro: «Inevitabile lo stato di crisi»
La siccità fa paura, ma dall'oggi al domani si può fare poco o nulla per contrastarla. E se gli agricoltori già contano i danni, all'orizzonte si profilano possibili razionamenti della risorsa idrica.

"Credo sia inevitabile dichiarare uno stato di crisi rispetto alla siccità – ha dichiarato il ministro per le Politiche agricole Stefano Patuanelli – Abbiamo intere aree del paese ed europee che non vedono pioggia da mesi".

In attesa delle decisioni del Governo le organizzazioni chiedono interventi immediati.
“A fronte di una crisi idrica la cui severità si appresta a superare quanto mai registrato dagli inizi del secolo scorso, chiediamo che venga dichiarato al più presto lo stato di emergenza nei territori interessati, tenuto conto del grave pregiudizio degli interessi nazionali”. E’ quanto ribadisce il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nella lettera inviata al presidente del Consiglio Mario Draghi in merito alla grave siccità che interessa la Penisola e sollecita “l’intervento del sistema della Protezione civile per coordinare tutti i soggetti coinvolti, Regioni interessate, Autorità di bacino e Consorzi di bonifica, e cooperare per una gestione unitaria del bilancio idrico”.



Accanto a misure per immediate per garantire l’approvvigionamento alimentare della popolazione, per Prandini “appare evidente l’urgenza di avviare un grande piano nazionale per gli invasi che Coldiretti propone da tempo. Raccogliamo – denuncia il presidente della Coldiretti - solo l’11% dell’acqua piovana e potremmo arrivare al 50% evitando così situazioni di crisi come quella che stiamo soffrendo anche quest’anno.

Si tratta di emergenze sempre più ricorrenti con un costo negli ultimi 10 anni che supera i 10 miliardi di euro e per questo – conclude Prandini - “l’Italia ha bisogno di nuovi invasi a servizio dei cittadini e delle attività economiche, come quella agricola che in presenza di acqua potrebbe moltiplicare la capacità produttiva”.

Interventi immediati come turni per annaffiamenti e irrigazioni di soccorso per salvare le produzioni in campo e, poi, interventi strutturali sulle infrastrutture idriche come una rete di nuovi bacini e invasi, diffusi sul territorio, per l’accumulo e lo stoccaggio di acqua piovana. Lo chiede Cia-Agricoltori Italiani, di fronte alla drammatica siccità che ha colpito il Nord Italia, soprattutto il bacino del Po, area centrale del Made in Italy agroalimentare, dove è a rischio fino al 50% della produzione agricola.



Con danni complessivi destinati già a superare un miliardo di euro - stima Cia - se non pioverà neanche sulle Alpi nelle prossime settimane, si corre il pericolo di dire addio al pomodoro tardivo così come a molte orticole, la cui coltivazione, vista la mancanza di acqua necessaria per irrigare, non può neppure essere avviata. Per la frutta estiva invece, in particolare meloni e cocomeri, si prevede una riduzione tra il 30% e il 40%, che arriva al 50% per il mais e la soia, produzioni il cui mercato è già ampiamente sotto stress per via della guerra in Ucraina.
Per questo, secondo Cia, ora serve un intervento rapido del Governo per rispondere all’emergenza, mettendo in campo soluzioni a tutela di cittadini e imprese agricole. C’è bisogno di misure concrete, di interventi seri di manutenzione della rete idrica per un miglior utilizzo delle acque, ma anche di nuove opere di irrigazione, da piccoli invasi distribuiti per accrescere la resistenza dei territori a grandi impianti di desalinizzazione dell’acqua di mare, come in Israele, utilizzando in maniera efficiente ed efficace in primis i fondi del PNRR. Inoltre, per Cia, sono necessari nuovi strumenti di assicurazione, tanto più che quelle che un tempo erano anomalie climatiche oggi stanno diventando la cronaca di tutti i giorni.

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