Ortofrutta, l'equazione non torna

Manager e imprenditori, analisi della situazione: i nodi da sciogliere

Ortofrutta, l'equazione non torna
Tutti i fattori produttivi dell'ortofrutta aumentano a doppia cifra. Il potere d'acquisto dei consumatori diminuisce e nei supermercati - seppure l'inflazione sia frenata dalle varie insegne - l'effetto si vede: le vendite sono in contrazione. Se non ci sarà una scossa sui salari, come dice Massimiliano Mazzanti, ordinario di economia all'Università di Ferrara, è difficile ribaltare la situazione. Una situazione che è stata analizzata sotto diversi punti di vista durante il convegno di ieri promosso da Fruitimprese, “Il settore ortofrutticolo si misura con la crisi economica internazionale: prospettive e opportunità”.

Tanti fattori produttivi sono legati al caro energia, ma l'ansia da cambiamento climatico dell'Europa, come la chiama Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, ci ha fatto dimenticare la dipendenza dalle fonti fossili. "C'è una classe politica che sfugge dalla realtà, non sappiamo come sostituire il gas russo. Oggi gli impegni ambientali europei sono irrealistici: dobbiamo razionare, abituando i consumatori e abbattendo nel brevissimo tempo la domanda".

Intanto le bollette dei magazzini ortofrutticoli volano sempre più in alto, il gasolio agricolo raggiunge valori record, i materiali di confezionamento sono più cari... Per forza di cose i prezzi di frutta e verdura aumentano: ma i rincari che si vedono al dettaglio sono solo una parte di quelli realmente avvertiti lungo la filiera.  "L'inflazione arriva dal 2021 e non è solo causata dalla guerra - dice Maura Latini, ad di Coop Italia - Abbiamo registrato primi aumenti sull'ortofrutta a inizio 2022, soprattutto coi prodotti di serra. I costi sono stati trasmessi alla vendita con una immediata riduzione consumi. Il nostro osservatorio dice che un punto di inflazione si traduce in -0,5% volumi vendita. Produzione e distribuzione devono impegnarsi per tutelare famiglie".

"Dobbiamo prendere atto che sono cambiate le abitudini di consumo - ricorda Luigi Polizzi, direttore generale delle Politiche Internazionali e della UE al ministero delle Politiche Agricole - La crescita dell'online impone anche una revisione logistica: abbiamo bisogno di grandi opere".

Come quegli invasi che oggi, con una siccità dirompente, avrebbero potuto dissetare l'agricoltura italiana. "Le nostre proposte sui bacini di accumulo sono state bloccate da veti burocratici - interviene Ettore Prandini, presidente di Coldiretti - Oggi ci avrebbero aiutato".



"Paghiamo i troppi no - aggiunge Nicola Cilento di Confagricoltura - No alle grandi opere, agli Ogm, ai rigassificatori: pandemia e guerra hanno solo aggravato una situazione già precaria".

In questo quadro cambiano le priorità. "Dobbiamo puntare sulla produzione italliana ovunque sia possibile: arachidi, mandorle, fichi - interviene Benedetto Noberasco, import manager della Noberasco Spa - Diventa sempre più importante investire in logistica e trovare partner commerciali affidabili".

Il settore è alle prese con una carenza di manodopera mai vista prima. "Serve ridurre il cuneo fiscale per attirare lavoratori nei campi - suggerisce Luigi Peviani, amministratore delegato di Peviani Spa - E' fondamentale studiare nuovi modi per gestire meglio la manodopera".

La parola d'ordine, come puntualizza Giulio Romagnoli, amministratore delegato della Romagnoli Spa, dovrebbe essere efficienza nella pubblica amministrazione. "Da tre anni aspettiamo l'approvazione per usare l'olio di girasole come corroborante - esemplifica - Non ha senso porsi obiettivi ambientali irraggiungibili: dobbiamo guardare alla scienza nella selezione dei target".

L'ortofrutta deve quindi farsi sentire di più, da Bruxelles a Roma. "Ma anche comunicare di più e meglio ciò che fa per la sostenibilità - rimarca Salvo Laudani, presidente di Freshfel - Altrimenti siamo ostaggio di una falsa immagine di settore impattante: dobbiamo dare feedback più puntuali all'Ue sull'effetto delle policy che si implementano".
  
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