Peschicoltura, il rilancio passa dalla qualità

Corelli Grappadelli: «Risultati migliori con il diradamento meccanico»

Peschicoltura, il rilancio passa dalla qualità
Gli ultimi due anni sono stati tragici. Quelli precedenti comunque molto difficili. Sono lontani gli anni d’oro della peschicoltura: con i costi produttivi alle stelle e la manodopera che non si trova i piccoli calibri non sono un fardello. È dunque necessario migliorare le performance del pescheto e tra le operazioni che possono aiutare vi è il diradamento meccanico, tema affrontato durante il webinar “Diradamento meccanico del pesco - strategia ad interventi multipli” organizzato da “La casa della frutticoltura”.
“Il diradamento chimico – spiega il prof Luca Corelli Grappadelli dell’Università di Bologna – con Gibberelline ed etilene non si è affermato, poiché ritenuto poco affidabile, mentre il diradamento meccanico ha un grande impatto perché oltre all’efficacia dell’intervento riduce le operazioni manuali che dilungano i tempi e aumentano i costi per i produttori. La peschicoltura di qualità non può prescindere da un diradamento accurato, poiché non ci possono essere frutti di qualità e di buona pezzatura senza passare dalla tecnica del diradamento dei fiori e, in particolare, dei frutti”.



“Dopo delle annate drastiche – dichiara Mattia Ridolfi, peschicoltore ravennate – l‘unica via percorribile è quella della qualità del prodotto che comporta anche una diminuzione delle rese per ettaro, con effetti positivi sull’equilibrio di mercato e questo risultato si può ottenere solo con un diradamento adeguato, che non lascia spazio alla libera interpretazione ma si focalizza sull’esigenza del frutto”.
Nell’Agricola Ridolfi si attua il diradamento meccanico con la macchina Darwin e un prototipo a stecche rigide e se opportuno anche delle operazioni manuali che si limitano solo a degli interventi di rifinitura, poiché richiede dei costi e dei tempi onerosi. Esegue interventi in due fasi differenti: in fioritura ed a fine indurimento nòcciolo.
“La Darwin è la macchina con la quale si implementa il diradamento dei fiori - continua Ridolfi - con un velocita media di 5-6 km/h, nella fase di bottone fiorale si devono aumentare il numero dei giri rispetto a quando ci si trova in piena fioritura, poiché si ha più resistenza nella caduta. La macchina è costituita da un rotore con dei flagelli di gomma”.



“Dopo il passaggio – illustra Corelli Grappadelli – la Darwin lascia le cicatrici dei fiori che cadono, l’unico problema risiede nella casualità di eliminazione che però non ha confutazioni scientifiche sulla riduzione della qualità della frutta. Il diradamento sui fiori è essenziale perché il pesco è caratterizzato da varietà autofertili e si rischia di avere eccessi di allegagione e non si raggiungerebbero degli adeguati parametri qualitativi del frutto”.


“Nella fase di indurimento del nocciolo è stata utilizzata una macchina prototipo con l’obiettivo di rimuove sino al 90% dei frutti in eccesso, questo prototipo a differenza della Darwin sfrutta Il principio di strisciamento delle stecche di nylon nei frutti, con un numero di giri basso che non stressa l’albero”, spiega il produttore.
Come constatare se è stato diradato correttamente un albero?
“Usare dei mezzi rapidi ed accurati – risponde il professore – a tal proposito è stata realizzata una rete neurale convoluta, ovvero un algoritmo di intelligenza artificiale che con un’accuratezza che sfiora l’80% mostra i frutti presenti sulla pianta, questo meccanismo permette di indirizzare ed avvantaggiare un’eventuale rifinitura manuale. Errato minimizzare il diradamento come un’operazione che mira solo alla pezzatura del frutto ma riguarda tutta la sfera della qualità organolettica del prodotto, dalla colorazione dell’epidermide al grado brix”.

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