La siccità scatena gli insetti: cavallette devastanti

La siccità scatena gli insetti: cavallette devastanti
Cimici, ragni, cavallette e altro ancora. Mentre la terra si fa sempre più arida, il mare risale verso monte, lungo il fiume Po che diventa sempre più salato. Le colture seccano e gli animali non fanno latte. In Italia l’ondata di gran caldo e siccità continua ad allargare i suoi effetti. Il governo sta ragionando sul da farsi e gli agricoltori fanno la conta delle perdite.
Non solo per il secco e il caldo, ma anche per le loro conseguenze. Con le alte temperature già estive, con il termometro ad oltre 40 gradi, i coltivatori lanciano l’allarme sull’invasione degli insetti. Coldiretti ha effettuato un censimento di quanto sta accadendo. Ad iniziare dalla Sardegna dove milioni di cavallette hanno devastato «quasi 40mila ettari di territorio fra Nuoro, Sassari e Oristano».
Cavallette si vedono in Emilia Romagna, soprattutto nella zona di Forlì dove colpiscono i raccolti di grano, ortaggi, foraggi, erba medica. Da Ferrara a Ravenna poi, le cimici asiatiche attaccano i frutteti mentre più a nord in provincia di Piacenza si fa vedere il ragnetto rosso sul pomodoro.



In Piemonte, si scatena la Popillia japonica, un coleottero giapponese che colpisce, in particolare, mais, pesco, melo, vite, nocciolo e soia. Nei boschi di Cuneo c’è un’invasione di zecche; su tutto il territorio cresce anche la presenza di cimici e di "forbicine" che danneggiano i frutti.
Invasione d’insetti, dunque, accompagnata dall’inesorabile risalita del mare Adriatico lungo il Po. Secondo l’associazione nazionale dei consorzi irrigui e di bonifica (Anbi), il cuneo salino è arrivato a 20 chilometri all’interno della pianura di Ferrara, tanto che si sta pensando di usare le acque del lago di Garda per rimpinguare quelle del fiume e fare da barriera al sale. La stessa Anbi, poi, nel suo monitoraggio giornaliero indica come la siccità dal nord stia scendendo al centro Italia, lambendo anche il sud. Ormai non si contano le ordinanze comunali per il razionamento oppure per la razionalizzazione dell’uso dell’acqua.



Nel frattempo si moltiplicano le iniziative a livello locale di governatori e sindaci come la chiusura delle fontane, il divieto di lavaggio delle auto e di innaffiare orti e giardini fino allo stop all’erogazione dell’acqua potabile di notte. In Piemonte finora 250 Comuni hanno firmato ordinanze per l’uso dell’acqua potabile, «ma non ci sono rubinetti di abitazioni dai quali l’acqua non esce» ha precisato il presidente Alberto Cirio. Più a Sud, invece, può capitare anche che l’acqua venga razionata di notte. Per problemi storici alle reti idriche, ma anche per molti serbatoi con difficoltà di riempimento, succede in diversi comuni della provincia di Avellino e di Benevento.
In Emilia Romagna, l’Autorità del bacino del Po ha chiesto un calo del 20% di prelievi per continuare l’irrigazione e quindi portare a compimento il raccolto e i Comuni sono stati invitati a emettere ordinanze per ridurre l’utilizzo dell’acqua potabile nei servizi non indispensabili, come lavare le auto o innafiare gli orti e riempire le piscine private. In Lombardia il presidente Attilio Fontana ha chiesto ai cittadini di «fare uso parsimonioso dell’acqua».
Secondo Coldiretti, complessivamente i danni sono arrivati a 3 miliardi. Per affrontare la situazione governo ha pensato a tre mosse. Arrivare presto alla dichiarazione dello stato di emergenza, come richiesto da molte regioni. Per l’agricoltura in senso stretto, aprire alla possibilità di proclamare lo «stato di eccezionale avversità atmosferica» quando i danni provocati superano il 30% della produzione. Istituire un coordinamento con le amministrazioni interessate «per mettere in campo le competenze necessarie per affrontare la siccità su più fronti (infrastrutturale, competenze regionali, eventuali ristori)».
Wwf chiede il rilancio delle Autorità di Bacino e la revisione delle concessioni idriche oltre che la lotta agli sprechi. Coldiretti, Confagricoltura e Cia puntano alla creazione di nuovi bacini idrici oltre che a ristori immediati per i produttori. Sempre il Wwf fa notare come l’Italia potenzialmente sia tra i paesi più ricchi d’acqua: in media piovono circa 300 miliardi di metri cubi ogni anno, ma la disponibilità reale sarebbe di 58 miliardi di metri cubi. Il problema sono gli sprechi e le dispersioni. «Ogni cento litri immessi nella rete di distribuzione ben 42 vanno persi».

Fonte: Avvenire.it