La Spagna ha spianato la strada alle drupacee italiane

Giancarlo Minguzzi (Fruitimprese): «Qualità ottima ma le marginalità sono ridotte»

La Spagna ha spianato la strada alle drupacee italiane
Quest’anno la campagna delle drupacee italiane, dopo due anni disastrosi, è stata finalmente positiva: la qualità organolettica dei frutti ha fatto da contraltare ai calibri ridotti che hanno accontentato il mercato e i consumatori. Però non nascondiamoci dietro ad un dito, l’assenza del prodotto spagnolo ha spianato la strada ai frutti Made in Italy, rendendoli protagonisti incontrastati dell’estate.
Sin dalle prime battute della campagna i calibri piccoli hanno inondato i mercati nazionali, frutti piccoli che però non hanno deluso le aspettative in termini di sapore. La campagna ha così mantenuto un andamento costante e per le produzioni tardive si aspettano calibri più sostenuti per chiudere con un trend positivo.



“L’andamento climatico particolarmente caldo – spiega Giancarlo Minguzzi, presidente di Fruitimprese Emilia-Romagna – è stato favorevole per le pesche e le nettarine, che hanno goduto delle alte temperature di maggio con i consumi vivaci sin dalle prime battute commerciali. Il prodotto inoltre ha mostrato ottime caratteristiche organolettiche. Possiamo affermare che la nota dolente, che ha negato un’annata trionfale, è stata la mancanza dei grandi calibri causata dalla carenza di acqua, costringendo molte aziende a limitare le irrigazioni”.



Come afferma Minguzzi “i piccoli calibri si sono difesi con l’alta qualità, in termini di sapore. In questa fase commerciale la pesca a pasta bianca riscuote grandi consensi, le nettarine continuano positivamente soprattutto quelle romagnole e le pesche nettarine piatte sono un punto di riferimento”. 
Per quanto riguarda i quantitativi la situazione è positiva anche perché molti produttori, temendo una perdita di prodotto, hanno lasciato le piante cariche anche se questo ha limitato ulteriormente le pezzature.


Puntare ai calibri più grandi

 “I costi di produzione hanno danneggiato anche il comparto delle drupacee – afferma l’imprenditore romagnolo - e così sarà complicato gestire un altro anno produttivo. Bisogna concentrarsi sul gusto e puntare ad avere calibri più grandi per cercare di spuntare prezzi maggiori, ma l’agricoltura necessita di supporto. Basti pensare che all’interno delle strutture di lavorazione i costi sono del 30% più alti e le marginalità si stanno riducendo a vista d’occhio”.
“Non bisogna commettere l’errore di prendere questa campagna come punto di riferimento perché l’anno prossimo i competitors non saranno clementi – conclude Minguzzi - e non possiamo fare leva solo sul gusto, ma servono dei calibri importanti”.

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