Peschicoltura, uscire dalla crisi si può

A Lugo il convegno tra storie di successo e di sfide per dire «Invertiamo la rotta»

Peschicoltura, uscire dalla crisi si può
È un comparto in crisi per diversi motivi quello peschicolo, ma è proprio dalle difficoltà che nascono le opportunità per cambiare. Cosa? Tutto. Dai modelli di produzione al post raccolta, magari azzardando un’aggregazione in stile UNApera. La voglia di cambiare passo si sente dopo anni di perdita di superfici, e i tempi sono maturi per farlo. 

Tra storie di successo e di sfide, sabato al Convegno Peschicolo tenutosi nella sede di Unitec, a Lugo di Romagna, si è analizzata la situazione attuale e messo in luce i segni concreti di ripresa.



Organizzato dalla Casa della Frutticoltura in collaborazione con università, istituzioni ed enti internazionali, numerosi sono gli ospiti che si sono succeduti sul palco. Uno su tutti Angelo Benedetti, patron di Unitec, che ha puntato i riflettori sull’importanza delle tecnologie di raccolta e lavorazione del frutto.



“Nessuna tecnologia può migliorare la qualità di una pesca o una nettarina una volta staccata dalla pianta perché le caratteristiche organolettiche maturano prima della raccolta – ha esordito il presidente di Unitec - quindi quest'ultima merita grande attenzione perché segna il destino del frutto. Per esercitarla nel migliore dei modi ci vuole competenza per non rischiare di rovinare tutto. Ma si può intervenire per limitare i danni anche in fase di post raccolta”.



Da qui la messa a punto da parte dell’azienda di Lugo di un innovativo carro raccolta che seleziona automaticamente il prodotto destinato al mercato del fresco da quello all’industria di trasformazione. In più, il macchinario potrebbe fornire anche informazioni sulla zona in cui questi frutti sono stati raccolti in base alle loro caratteristiche.
Se c’è un aspetto da tenere in considerazione e in cui la tecnologia può aiutare è nel fidelizzare il consumatore, e per farlo Unitec suggerisce di creare nuove classi di frutti per valorizzare alcune peculiarità delle singole varietà. 

“Le difficoltà che stiamo vivendo a livello europeo, in Italia si riflettono in un calo delle superfici negli ultimi dieci anni – ha aggiunto Roberto Della Casa, fondatore della società di consulenza Agroter e della testata Italiafruit News -. Anziché esportatori, siamo diventati importatori netti di pesche e nettarine. Per questo dobbiamo cambiare passo”.



Il futuro del settore per il professor Della Casa è l’unione. Partendo dall’esempio di Unapera, che ha reso la cooperazione su scala territoriale il motore per studiare insieme strategie commerciali continuando ognuno ad avere la propria identità. 

La pesca e nettarina di Romagna Igp può diventare un altro nucleo di aggregazione - ha concluso - Una  sfida da vincere per riportare la peschicoltura un vanto del territorio, altrimenti difficile da recuperare”.

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