Calibri, Gdo e produzione a confronto

«Le drupacee estive di piccole dimensioni hanno agevolato le vendite»

Calibri, Gdo e produzione a confronto
La partita per la frutta si gioca sul calibro. Vale per le pere, che come riportiamo nell’articolo di ieri (clicca qui per leggerlo) quest’anno si presentano mediamente più piccole, con una quota importante di calibro 60-65, e anche per le drupacee estive, che in  primavera ed estate hanno fatto i conti con una siccità che ha reso la pezzatura inferiore. 

Ma i consumatori come hanno reagito alla presenza nel reparto ortofrutta di pesche, nettarine e albicocche più piccole del normale? Le hanno apprezzate di più oppure le hanno lasciate dov’erano? Lo abbiamo chiesto sia alla distribuzione che alla produzione, che concordano sul fatto che un frutto di dimensione più piccola ha un appeal maggiore rispetto ad uno di grosso calibro, merito del prezzo inferiore.



Emanuele Tulli, buyer ortofrutta di Ce.Di Marche, riporta che il prezzo più basso ha avvantaggiato proprio il prodotto più piccolo. “Le vendite hanno tenuto – fa sapere a IFN – ed è chiaro che il differenziale di prezzo importante tra calibri grandi e piccoli ha aiutato la vendita dei frutti di bassa pezzatura, soprattutto in una fase inflattiva come quella che stiamo vivendo, che comporta una riduzione del potere di acquisto”. 

Secondo Tulli i produttori potrebbero valutare lo studio e lo sviluppo di un packaging a parte per la merce più piccola: “Se le confezioni sono più accattivanti e comunicative per la vendita di piccole dimensioni, questo potrebbe diventare un elemento da utilizzare da parte di chi produce per ottenere retribuzioni più alte”.



Sulla stessa linea anche Giovanni Sansone, responsabile acquisti ortofrutta di Dimar: “La pezzatura più piccola ha agevolato le vendite soprattutto delle pesche, essendoci molta inflazione”. 

Come riportato da diversi produttori, quest’anno i prodotti sono stati caratterizzati da maggiore gusto proprio a causa della siccità che ha comportato un calibro inferiore. A riguardo, Sansone ritiene fondamentale il tipo di varietà più che i millimetri in sé: “Se vogliamo puntare sul gusto dobbiamo concentrarci sulle varietà, quindi la pezzatura minore va bene, ma solo se si lavora sulla varietà con garanzia del gusto”.



Passando la parola alla produzione, il direttore commerciale di Apofruit, Mirco Zanelli, non ritiene che la dimensione abbia influito più di tanto sugli acquisti: “È ancora presto per fare queste considerazioni, ma secondo me i consumatori non hanno nemmeno percepito la riduzione del calibro. Se lo hanno fatto, il prodotto di dimensione più piccola e quindi ad un prezzo più basso può però avere attenuato un calo dei consumi che quest’anno si è fatto particolarmente sentire”.



Anche Pietro Ciardiello, direttore generale di Coop Sole, non sa dire se i piccoli calibri siano stati particolarmente apprezzati in sé per sé, ma ritiene che la qualità del prodotto in quel caso sia stata migliore. “Le vendite quest’anno sono state buone fino a Ferragosto, dopodiché le cose sono cambiate. Abbiamo anche riscontrato calibri inferiori nel tardivo, tra A e B, ma a causa del caldo il prodotto era qualitativamente più buono rispetto alla passata stagione”.



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