Residuo Zero, ecco perché i mezzi tecnici sono fondamentali

Se n'è parlato nella tavola rotonda dell'associazione Zero Residui

Residuo Zero, ecco perché i mezzi tecnici sono fondamentali

Se si parla di coltivazione a residuo zero, si parla anche di mezzi tecnici. È stato questo il fulcro della tavola rotonda organizzata ieri dall’associazione Zero Residui e trasmessa online, dove sono intervenuti relatori per Koppert, Martignani, Romagnoli F.lli, Metos Italia, Biomodil e il professor Gabriele Chilosi dell’Università della Tuscia. Ciascuno ha presentato il proprio lavoro e ciò che può fare a supporto del residuo zero. 


Flavio Lupato, general manager di Koppert, ha presentato la propria azienda, specializzata in mezzi di biocontrollo. “I mezzi si dividono in 4 macro-categorie: macrorganismi (insetti utili, acari, nematodi) microrganismi, sostanze naturali come estratti vegetali, minerali, fertilizzanti e biostimolanti e semiochimici come i feromoni. La riduzione dei residui è ottenibile attraverso lo studio delle diverse variabili e dall’integrazione di tutti i mezzi a disposizione che includono anche impollinatori, monitoraggio, le trappole e le tecnologie applicative; e l’assistenza tecnica”.
 

Andrea Lari di Metos Italia è invece intervenuto per affrontare il tema dell’ottimizzazione delle applicazioni con sensori e algoritmi dedicati. “Siamo al primo anno di attività, ma la nostra presenza sul mercato risale a oltre vent’anni fa. Il nostro compito è raccogliere dati in campo sull’umidità e la bagnatura fogliare attraverso i sensori, calcolando parametri come Delta T che serve per capire qual è il momento ottimale per intervenire sui prodotti ottenendo il miglior risultato. Questo in alcuni casi significa riduzione del numero dei trattamenti”.


Il responsabile commerciale di Martignani, Luca Bellettini, ha rappresentato invece il settore meccanico. “La nostra mission è far arrivare a bersaglio il prodotto chimico ma con minori dispersioni rispetto ai metodi antiquati ancora utilizzati da molti produttori, che inevitabilmente sprecano il prodotto. Martignani al contrario è una garanzia contro lo sgocciolamento al suolo, l’evaporazione e i residui su frutta e vino”.
 

Francesca Russo, product manager di Romagnoli F.lli ha invece fatto luce sulle varietà di patate di nuova generazione tolleranti alle fisiopatie. Il progetto portato avanti su 52 campi prova dal 2016 ha portato risultati incoraggianti per le varietà Alouette, Levante e Twister che si sono dimostrate tolleranti alla peronospora portando a termine il proprio ciclo produttivo. 
“Questo ci ha spronato nel provare il residuo zero – spiega – ottenendo non solo una produzione senza residui, ma anche con il 50% in meno di rame confermando le stesse rese per ettaro nonostante i trattamenti chimici minori. Nel frattempo, i consumatori stanno sempre più apprezzando la referenza e aumentano le insegne che inseriscono il prodotto”. 


Biomodil si occupa della realizzazione di impianti per il trattamento biologico dei reflui. Renata Rogo ha preso la parola per presentare l’azienda con sede in Umbria che con i suoi servizi riduce la quantità dei reflui e l’abbattimento dei nitrati. “Il beneficio principale di questi impianti è la lenta cessione degli elementi nutritivi, in particolare azoto, e una migliore ritenzione idrica dei terreni durante la stagione estiva”. 
Infine la parola è spettata al professore Gabriele Chilosi dell’Università degli Studi della Tuscia: “Non c’è sostenibilità ambientale senza quella economica e il residuo zero è un indice di sostenibilità ambientale – ha riferito-. Il suo obiettivo è quello di scombinare le carte nelle filiere agroalimentari”.