Caro energia, mele aretine svendute all'industria a 0,04

Produttori al bivio: svendere ai trasformatori o affrontare i costi energetici elevati

Caro energia, mele aretine svendute all'industria a 0,04

I produttori sono a un bivio, come spiega Cia Arezzo: svendere la frutta ai trasformatori oppure conservarla ma a costi energetici esorbitanti.
Tenere accese le celle è troppo caro: l’energia ormai ha costi proibitivi anche per le centinaia di frutticoltori della Valdichiana impegnati in questi giorni nella raccolta delle mele.
"Gli imprenditori agricoli sono con le spalle al muro - spiega una nota Cia Arezzo - i costi della corrente quadruplicati e gli elevati consumi per il funzionamento degli impianti energivori obbligano allo spegnimento dei frigoriferi, dove i frutti dolci e croccanti vengono conservati per essere progressivamente immessi nel mercato".

Per cercare di salvare il prodotto e trovare una nuova collocazione si cercano strade diverse.

“Vendere mele alle aziende di trasformazione per la produzione di succhi di frutta, marmellate e confetture potrebbe essere un’utile alternativa, ma poco remunerativa. L’industria è disposta a ritirare i frutti ma offre prezzi stracciati: 4 centesimi al chilo, contro l’1,30-1,90 euro al chilo della vendita al dettaglio. Stiamo lavorando per trovare partnership interessate alla valorizzazione del made in", spiega Giordano Pascucci, direttore di Cia Agricoltori Toscana, in visita ad alcune aziende della vallata, insieme alla presidente di Cia Arezzo, Serena Stefani, e al direttore Massimiliano Dindalini.

Nel 'frutteto' della regione la preoccupazione è alle stelle

“Purtroppo è impossibile trovare grossisti capaci di ritirare tutto il prodotto per poi rivenderlo”, commenta la presidente Stefani. “Se i frutticoltori vogliono salvare il raccolto, sono costretti ad accendere le celle e a sostenere costi folli per la loro alimentazione”.
Oltre 2mila euro la bolletta che dovrà saldare, ad esempio, l’azienda agricola di Roberta Foianesi. Cifre alle stelle anche per Andrea Martini, altro produttore di mele costretto a fare i conti con importi scioccanti.
“Senza un tetto al prezzo dell’energia, conservare la frutta non è più sostenibile. Stiamo cercando alternative, ma le soluzioni sono tutt’altro che semplici – continua Stefani -. Abbiamo bisogno di nuovi sbocchi di mercato, ma anche si sostegni per lo sviluppo del fotovoltaico”.
Minacciate dal caro bollette anche le abitudini dei consumatori: se si spegneranno le celle, saranno costretti a modificare i loro gusti e a dire addio ai frutti fuori stagione.

Fonte: ArezzoNotizie