È la frutta l'alimento più sprecato del pianeta

A rivelarlo è il report Cross Country Report Waste Watcher International

È la frutta l'alimento più sprecato del pianeta

La frutta è l'alimento più sprecato del pianeta. A rivelarlo è il report Cross Country Report Waste Watcher International che verrà diffuso in occasione del World Food Day il prossimo 16 ottobre e che coinvolge mille cittadini di 9 Paesi, per un totale di 9mila cittadini di Italia, Spagna, Germania, Francia, Regno Unito, Sudafrica, Brasile e Giappone.

Le anticipazioni della panoramica promossa dalla campagna Spreco Zero di Last Minute Market in occasione della terza giornata mondiale di consapevolezza degli sprechi e perdite alimentari di domani, mostrano che in Italia gettiamo individualmente 30,3 grammi di frutta alla settimana, segue l'insalata con una media di 26,4 grammi pro capite e il pane fresco con 22,8 grammi. Ci superano però gli Stati Uniti, con 39,3 grammi a testa, la Germania con 35,3 e il Regno Unito che si attesta su uno spreco settimanale di 33,1 grammi a testa. Vanno meglio invece il Sudafrica (11,6 grammi) e la Francia (25,8 grammi).
Per quanto riguarda le verdure, in Italia ne gettiamo ogni settimana 21 grammi e ben 22,8 grammi di tuberi, aglio e cipolle. 

Un'altra classifica mette in luce la percentuale di prodotto alimentare più sprecato e in Italia la frutta fresca rappresenta il 39% degli sprechi, le insalate il 25% e cipolle aglio e tuberi il 28%.

In Spagna il consumo di frutta fresca è invece più elevato rispetto a tutti i Paesi presi in considerazione. Con il 45% si piazza infatti al primo posto. A seguire Germania, Regno Unito, Brasile, Giappone, Stati Uniti, Francia e Sudafrica, la più virtuosa in termini di sprechi di frutta.

Ma c'è un altro elemento che viene considerato nello studio "Food & Waste around the World", ed è l'energia, ovvero lo spreco nascosto nel cibo che viene gettato. In Italia l'energia utilizzata nella catena di produzione agroalimentare e sprecata buttando via cibo ammonta a 4,02 miliardi di euro per lo scorso anno.
Un costo che porta a circa 11 miliardi di euro il valore complessivo dello spreco alimentare in Italia. 

Il dato è generato dalla metodologia Waste Watcher International su report Enea: in Italia la produzione alimentare assorbe oltre l’11% dei consumi energetici industriali totali, per circa 13,3 milioni di tonnellate di petrolio equivalente. Lungo l’intera filiera si sprecano circa 67 kg di cibo a persona (Food Waste Index Onu), che equivalgono al 18% della produzione, e sempre in Italia viene sprecato il 35% di cibo a livello domestico (Waste Watcher International), per questo l’energia sprecata con lo spreco alimentare domestico vale circa 4,02 miliardi €, sulla base di un costo dell’energia elettrica pari a circa 0,4151 €/kWh.

Lo stesso spreco alimentare domestico nel periodo equivalente del 2020 determinava una perdita economica a livello energetico di 1,61 miliardi €.

"Il report offre un'istantanea sulle abitudini alimentari a livello mondiale - spiega il direttore scientifico di Wast Watcher International Andrea Segrè, fondatore della campagna Zero Spreco, ordinario di Politica agraria internazionale dell'Unibo-. Intendiamo promuovere annualmente questo Rapporto come punto di partenza per promuovere politiche pubbliche e private e iniziative internazionali di sensibilizzazione finalizzate a concretizzare gli obiettivi di sviluppo sostenibile, in particolare al punto 12.3 dove si prevede di dimezzare gli sprechi alimentari entro il 2030".

"Il Rapporto conferma con dati puntuali il forte collegamento fra abitudini di consumo, spreco alimentare e diete sane, sostenibili e tradizionali come la Dieta mediterranea. Aumentare la consapevolezza dei cittadini e delle istituzioni in tutto il mondo permette di promuovere un'alimentazione sana e sostenibile, com’è appunto la Dieta Mediterranea, e di prevenire e ridurre lo spreco alimentare a livello domestico. Anche il consumo e la cucina domestica permettono di ridurre lo spreco: chi è abituato a mangiare fuori spreca di più in casa. Sono questioni che i cittadini ma anche e soprattutto le governance del pianeta devono adesso affrontare in modo strutturale".