Allerta Xylella: l’uva da tavola pugliese sotto osservazione

Sputacchine infette e mandorli positivi segnalano la possibile minaccia

Allerta Xylella: l’uva da tavola pugliese sotto osservazione

L’ombra della Xylella fastidiosa sottospecie fastidiosa (Xff) si allunga anche sull’uva da tavola pugliese. Dopo la scoperta, nel 2024, di un focolaio nel territorio di Triggiano (Bari), cresce l’attenzione sul rischio di contagio nel cuore produttivo del Sud-Est barese — area che concentra una quota rilevante della produzione italiana di uva da tavola.
Il primo campanello d’allarme era suonato già a fine 2023, quando nell’ambito della campagna di sorveglianza fitosanitaria condotta dalla Regione Puglia furono trovate 13 sputacchine (Philaenus spumarius) infette su 2.667 analizzate tramite test real-time PCR. Tutti gli insetti erano stati catturati nello stesso sito, in agro di Triggiano. Le sputacchine, vettori principali della Xylella, sono considerate vere e proprie “sentinelle” del batterio: da lì è partita una serie di controlli sulle piante circostanti che hanno portato all’individuazione di sei mandorli infetti dal ceppo ST1 della sottospecie fastidiosa come si legge nell’articolo di Terra e Vita, a cura di Giuseppe Francesco Sportelli.

Un focolaio al confine del distretto dell’uva da tavola
La localizzazione del focolaio ha subito destato preoccupazione: l’area di Triggiano confina infatti con uno dei distretti a più alta densità di vigneti da tavola, dove si concentrano imprese strutturate e produzioni altamente specializzate. Tuttavia, invitano alla calma gli esperti del settore.
«Occorre molta attenzione, ma senza lasciarsi prendere dal panico – spiega Donato Boscia, ricercatore emerito dell’Istituto per la protezione sostenibile delle piante (Cnr-Ipsp) di Bari – perché alcuni fattori ambientali e agronomici sembrano limitare il rischio di un’ampia diffusione. Nella zona del focolaio, la presenza di appezzamenti semiabbandonati e di mandorli trascurati favorisce la sopravvivenza del batterio e dei suoi vettori. Al contrario, i vigneti confinanti, generalmente ben gestiti, costituiscono un ambiente meno favorevole agli insetti e quindi meno predisposto alla diffusione della malattia».

Mandorli nel mirino dei piani di contenimento
Secondo l’Istituto agronomico mediterraneo di Bari, la trasmissione primaria del patogeno verso le viti avverrebbe da fonti di inoculo esterne — in particolare dai mandorli infetti — tramite Neophilaenus campestris, seguita da una possibile trasmissione secondaria da vite a vite da parte di Philaenus spumarius. Un meccanismo “bimodale” che spiega perché le azioni di eradicazione si concentrino proprio sui mandorli (fonte: Terra e Vita, Sportelli). Le misure attuate dal Servizio fitosanitario regionale prevedono l’eliminazione obbligatoria di tutte le piante ospiti entro un raggio di 50 metri da ciascuna pianta infetta, e la rimozione di ogni mandorlo abbandonato o non coltivato fino a 400 metri di distanza. Obiettivo: ridurre le potenziali fonti di inoculo e rallentare l’espansione del batterio.

Il rischio, quindi, non è escluso, ma la situazione è sotto controllo. «Se l’eradicazione non dovesse riuscire completamente, sarebbe comunque improbabile assistere a un’epidemia estesa – conclude Boscia –. È più realistico aspettarsi episodi isolati, gestibili con interventi mirati di contenimento».