Campagna arance a tutto tondo

Fabio Del Bravo di ISMEA inaugura la collaborazione con IFN

Campagna arance a tutto tondo

Con questo primo contributo di Fabio Del Bravo, dirigente di ISMEA, a cui dò il benvenuto e che ringrazio per la disponibilità alla collaborazione, diamo inizio a una rubrica periodica di approfondimento sui temi caldi delle diverse filiere del comparto ortofrutticolo in cui metteremo ancor più a valore l'accordo strategico in essere fra ISMEA e Agroter per lo sviluppo dell'Osservatorio sul mercato dell'Ortofrutta in ambito nazionale.

Il direttore di IFN
Roberto Della Casa

A causa dello sfavorevole decorso meteorologico, ISMEA stima la produzione mondiale di arance per la stagione 2022/23 in 47,5 milioni di tonnellate, in flessione del 5% rispetto alla campagna precedente. La riduzione dei raccolti ha colpito principalmente Unione europea, Brasile e gli USA, contrazione che impatterà negativamente sia sulla produzione di succo di arancia sia sul consumo del prodotto fresco.
Per il Vecchio Continente, in particolare, si ipotizza una produzione di 5,9 milioni di tonnellate di arance, -13% rispetto alla campagna precedente, Le sfavorevoli condizioni atmosferiche hanno condizionato negativamente gli aranceti - soprattutto in Spagna e Italia - nelle fasi di fioritura e ingrossamento dei frutti. La riduzione dell'offerta UE si tradurrà necessariamente sia in un aumento dei prezzi che nel calo dei consumi e delle esportazioni di prodotto fresco, senza considerare il deficit nei quantitativi avviati all'estrazione del succo. È atteso inoltre un aumento delle importazioni di prodotto fresco, con Egitto e Sudafrica destinati a giocare un ruolo da protagonisti tra i fornitori dell'UE.
Per l’Italia, la riduzione del raccolto di arance rispetto all'anno precedente, è dell'ordine del 25%, con evidenti effetti sull’offerta di prodotto. Sono questi i principali elementi che emergono da una ricognizione realizzata da ISMEA relativamente alla prima parte della campagna produttiva e commerciale delle arance.
Il calo produttivo della campagna 2022/23 determinerebbe una produzione di arance di circa 1,3 milioni di tonnellate con  qualità e calibro, comunque, più che soddisfacente. Tuttavia, la carenza di prodotto nazionale è tale che anche le partite con un calibro più piccolo trovano agevole collocamento sui mercati. Dal punto di vista organolettico, il prodotto si presenta eccellente, con un rapporto equilibrato tra acidi e zuccheri, in linea con le aspettative dei consumatori. L'offerta limitata determina che i prezzi all'origine registrano un aumento sia rispetto alla campagna precedente, sia rispetto alla media del triennio precedente.
Sul fronte della domanda, appare evidente la carenza di prodotto e un mercato orientato al rialzo dei prezzi. Gli acquisti delle famiglie per il consumo domestico sono così in marcata flessione rispetto all'ultimo anno. Infatti, tra ottobre 2022 e gennaio 2023, le vendite al dettaglio di arance sono diminuite di circa il 6% su base annua.

Al netto del decorso meteoclimatico, appare invece in lieve ripresa il potenziale produttivo rispetto al dato medio dell'ultimo triennio. A livello nazionale, secondo i dati Istat, la superficie potenziale è di circa 84mila ettari. Nel 2022, la superficie in produzione è diminuita dello 0,6% su base annua ma è cresciuta dello 0,4% rispetto al dato medio dell'ultimo triennio sintomo di alcuni cambiamenti che stanno avvenendo nelle aree produttive.
La Sicilia è la prima regione per superficie investita ad arance, con circa i due terzi del totale nazionale; rispetto al 2021 si registra una flessione di circa 1.500 ettari per la superficie in produzione, con i maggiori cali nelle province di Catania (-1.000 ettari rispetto al 2021) e Agrigento (-500 ettari).
La Calabria è la seconda regione italiana per superficie in produzione (circa il 21% del totale nazionale) e mostra un incremento del potenziale produttivo rispetto al dato medio dell'ultimo triennio, riconducibile per lo più alla dinamica della provincia di Catanzaro. A seguire si colloca la Puglia, con circa il 5% della superficie nazionale investita ad arance. Rispetto al 2021, questa regione evidenzia un aumento degli investimenti di circa 500 ettari concentrati per lo più nella provincia di Taranto.
La coltivazione delle arance in Sicilia sta affrontando un importante processo di ristrutturazione. Infatti, tra il 2007 e il 2010 è iniziato il processo di rinnovamento degli impianti con utilizzo di nuove varietà su portainnesti resistenti al virus della tristeza, che negli ultimi anni del 900 si era rapidamente diffuso in quest'area. Questa ristrutturazione si sta accompagnando a un profondo cambiamento del tessuto produttivo; infatti, stanno scomparendo alcuni agrumeti marginali condotti da imprese non professionali, mentre i nuovi impianti sono caratterizzati dall'utilizzo di nuove varietà, dall'omogeneità genetica e dall'integrità fitosanitaria del materiale vegetativo impiantato.

Sul fronte del mercato e dei relativi prezzi, le battute iniziali dell'attuale campagna sono state caratterizzate da ritmi sostenuti delle importazioni, fenomeno riconducibile al prolungamento fino a ottobre della campagna commerciale del prodotto di contro stagione proveniente dall'emisfero australe, mentre in coerenza con la limitata disponibilità di prodotto nazionale, le esportazioni, nei primi due mesi dell'attuale campagna, fanno registrare una contrazione di circa 1,3 milioni di kg, ma un aumento del prezzo medio all'export.
Più in generale, si evidenzia come da circa vent'anni l'Italia sia diventato un importatore netto di arance. Infatti, le importazioni superano ampiamente le esportazioni, determinando un passivo della bilancia commerciale che varia in funzione del livello di offerta interno e del processo di destagionalizzazione dei consumi del prodotto, fenomeno in costante crescita, sia perché aumentano le vendite al dettaglio fuori stagione (mesi estivi), sia per l’incremento delle occasioni di consumo extradomestico (spremute e centrifughe consumate fuori casa). La costante presenza di arance sui banchi della GDO nel corso dell’anno e la progressiva perdita di consapevolezza della stagionalità del prodotto sono i principali motivi per cui si amplia la tendenza a consumare questo prodotto anche nei mesi estivi e nella prima parte dell’autunno, allorquando la produzione italiana e quella mediterranea sono praticamente assenti. In questi mesi risulta inevitabile approvvigionarsi con le arance provenienti dai paesi dell’emisfero australe (Sudafrica, Argentina, Uruguay e Zimbabwe), che coprono la domanda di consumo fuori stagione.
Ma considerato che la campagna in corso evidenzierà una spinta “fame” di arance a causa della scarsa disponibilità nazionale, è atteso un aumento delle importazioni dai paesi mediterranei (Spagna innanzitutto ma anche Grecia ed Egitto), che risultano indispensabili per integrare l'offerta nazionale. 

Nella campagna 2021/22, le esportazioni di arance dell'Italia sono ammontate a 98 milioni di kg, generando introiti per circa 106 milioni di euro. Rispetto alla campagna precedente si è verificata una flessione del 26% dei quantitativi spediti e del 16% degli incassi, complice la flessione del 13% dei listini medi.
Per quanto concerne gli sbocchi di mercato, le esportazioni italiane sono storicamente concentrate nei Paesi dell'Ue e in Svizzera. Nel complesso, i primi 5 paesi coprono una quota del 77% del totale delle esportazioni in valore. Nella campagna 2021/22, tutti i principali mercati di sbocco hanno registrato una flessione delle importazioni dall'Italia. In particolare, spiccano le flessioni di Germania e Francia (-30%), Svizzera (-16%) e Austria (-8%).
In merito al calendario di esportazione, si osserva che le spedizioni dall'Italia si concentrano nel periodo compreso tra dicembre e marzo, coprendo buona parte dell'export annuo. Ne consegue che le spedizioni avvengono in concomitanza con la maggiore disponibilità di prodotto nazionale e che quindi il ruolo dell'Italia di riesportatore è limitato a poche migliaia di tonnellate.

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