Nocciole, Ferrero e la Basilicata: i numeri

Ecco come funziona il contratto con le associazioni di produttori

Nocciole, Ferrero e la Basilicata: i numeri
Una rete di impresa che, in Basilicata, opera fianco a fianco con Ferrero. Sono trentacinque le realtà agricole lucane coinvolte nel “Progetto nocciola Italia” e oltre 100 gli ettari di terreno già impiantati. Ma la multinazionale italiana con quartier generale ad Alba (Cuneo) ha un obiettivo ancora più importante per il futuro: il piano di sviluppo, già sottoscritto dall’amministratore delegato Giovanni Ferrero, prevede infatti 1500 ettari di corileti nella regione nei prossimi cinque anni.

Fare rete in agricoltura è un punto di forza. "Non poteva essere diversamente per le nocciole – ne è convinto Giuseppe Coletta di Basilicata in guscio - La scelta della rete di impresa è stata determinata dalla necessità di operare con una struttura snella e non appesantita da troppi costi: per l’investimento in un corileto sono richiesti tempi di ritorno abbastanza lunghi. La rete opera attualmente in Basilicata e nelle aree territorialmente limitrofe, prima fra tutte la vicina Calabria".



Concentriamoci, ora, sui numeri di quella che si candida ad essere un'importante opportunità per la redditività dei produttori lucani. A parlare è, ancora una volta, Coletta. "Ferrero ha sottoscritto un contratto con le associazioni di produttori, tra cui Basilicata in guscio, che è stata la seconda in Italia e la prima al Sud a sottoscrivere tale accordo. Nel contratto è previsto l’acquisto del 75% della produzione per 20 anni a un prezzo determinato da tre componenti: una quota fissa che comprende i costi di produzione stimati su un impianto standard e un markup del 15% su questi costi, una quota dettata dal prezzo di mercato e una componente aggiuntiva determinata dalle cultivar impiantate e dalla qualità prodotta. Una clausola del contratto prevede, inoltre, un prezzo minimo di acquisto garantito. Quindi, i due problemi che maggiormente assillano i produttori agricoli, continuità negli acquisti e prezzo costante nel tempo, sono risolti".

La scelta varietale è legata al territorio. Anche se in Basilicata non c'è una tradizione del nocciolo, si è visto che le cultivar che meglio si esprimono sono la Giffoni e il Nocchione, in misura molto minore la Romana. In alcuni impianti e per superfici modeste è stata impiantata anche la Camponica. Ogni retista (corilicoltore) è autonomo rispetto alla rete. Per quanto riguarda l’investimento, Basilicata in guscio, oltre che ribaltare sui retisti il contratto, si occuperà di trasferire tutto il know-how acquisito da Ferrero e offrirà assistenza ai produttori che ne facciano richiesta, per quanto riguarda le operazioni colturali che un corileto richiede partendo dalla consulenza agronomica. A parte la vagliatura qualitativa di competenza esclusiva della rete, i retisti potranno usufruire di ulteriori servizi quali la raccolta, l’essicazione, il trasporto e l’acquisto delle piante da vivai certificati.



Gli esperti del settore valutano che per impiantare un ettaro di nocciole (ipotizzando un sesto di impianto 3x5) e portarlo in produzione occorrono tra i 7.000 e i 10.000 euro e cinque anni di tempo. La produzione media di un corileto maturo ben condotto è di circa 20/30 quintali ad ettaro (variabili in base alle annate e alle cultivar). "Ipotizzando un prezzo medio di 300 euro al quintale - ha detto, ancora, Coletta - un corileto produce all’incirca un ricavo lordo tra i 6.000 e i 9.000 euro per ettaro, importo da cui detrarre tra i 1.500 e i 2.000 euro di costi annui di gestione. Naturalmente queste sono solo stime e vanno adattate e valutate terreno per terreno".

I corilicoltori sono i protagonisti del progetto, nel concetto stesso di rete è insita la mutualità e il reciproco scambio di conoscenze e servizi. "Con i produttori organizziamo con costanza incontri e seminari formativi, anche con dimostrazioni in campo legate a tutte le fasi della produzione. Inoltre Basilicata in Guscio è partner nel progetto 'Corilus – Corilicoltura Lucana Sostenibile', con il Dipartimento di agraria dell’Università degli studi di Basilicata, il Dipartimento di Farmacia dell’Università di Salerno e il Cnr-Ibam. Il progetto, finanziato dalla Misura 16 – Sottomisura 16.1 del Psr 2014/20 della Regione Basilicata, ha come obiettivo quello di affrontare e offrire alcuni possibili miglioramenti indirizzati a una corilicoltura sostenibile e di qualità, attraverso la sperimentazione e l’applicazione di metodologie innovative", spiega Coletta.



In questo progetto sono state coinvolte 15 aziende della rete nelle quali si svolgeranno le sperimentazioni in campo che riguarderanno: nuove cultivar, sistemi innovativi di irrigazione, controllo delle infestanti e integrazione al reddito nei primi anni di impianto. In questi giorni la rete di impresa sta chiudendo accordi con vari partner finanziari per creare strumenti ad hoc per il finanziamento degli impianti.

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