Stoccolma, gli ortaggi crescono e si raccolgono in verticale

Nella serra tecnologica Sweegreen verdure coltivate senza agrofarmaci

Stoccolma, gli ortaggi crescono e si raccolgono in verticale
Si chiama Swegreen Farming ed è una serra tecnologica di ultima generazione in cui le piante crescono in verticale anziché per terra e dove per la raccolta basta un paio di forbici.
A documentare la presenza di questa struttura nella città di Stoccolma (Svezia) è la testata giornalista Aljazeera che sottolinea come la serra, tramite l’utilizzo di sensori collegati a un database, rilevi costantemente informazioni utili sulla velocità di crescita delle piante e sul loro fabbisogno nutrizionale, garantendo l’autonomia di tutti i parametri.



“In questa serra – dice Sepehr Mousavi della Swegreen Farming – tutto è connesso e tramite l’intelligenza artificiale controlliamo acqua, umidità, temperatura e tutto ciò di cui le piante hanno bisogno nella loro crescita fuori suolo”. 



Il giornalista di Aljazeera Paul Rhys, spiega come all’interno della serra tutti debbano indossare una  protettiva per stoppare l’ingresso di batteri provenienti dall’ambiente esterno. E dice: “Sulle piante non vengono applicati agrofarmaci, il che significa che possono essere assaggiate direttamente dal muro”.


Nel pieno rispetto della filosofia chilometro zero, le verdure prodotte nella serra sono distribuite nei punti vendita e nei ristoranti locali. La serra contribuisce inoltre a valorizzare un vecchio edificio della città, che in origine fungeva da archivio di una testata giornalistica e l’intero progetto fa parte di un programma chiamato NeighborFood.
L’ottimo funzionamento di questa struttura testimonia come lo urban farming potrebbe avere un ruolo cruciale nella prevenzione delle crisi alimentari, soprattutto nei momenti di difficoltà come quello dell’epidemia: il lockdown ha contribuito ad evidenziare le debolezze presenti nella catena di approvvigionamento alimentare, lasciando affamate persone in tutto il mondo, dai Paesi più poveri come lo Zimbabwe fino a quelli più ricchi come gli Usa.



Charlie Gullstrom di Sharing Cities Sweden - il programma nazionale per lo sviluppo della sharing economy nelle città – ha commentato: “La crisi climatica e l’epidemia hanno mostrato quanto siamo deboli in città. Siamo diventati consumatori passivi, ora vogliamo che le persone inizino a produrre sfruttando spazi che altrimenti rimarrebbero vuoti”.

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