Rincari, comparto al bivio. La Gdo cosa farà?

Salvi, Agrintesa e Apofruit: retail e consumatori siano al nostro fianco

Rincari, comparto al bivio. La Gdo cosa farà?
Per il comparto della produzione e del commercio ortofrutticolo piove sul bagnato. La “tempesta perfetta” dei rincari esorbitanti delle commodities si abbatte su una parte della filiera che, già da diversi anni, sta pagando caro gli effetti dei cambiamenti climatici, delle problematiche fitopatologiche e delle crisi di mercato. La posizione di produttori, commercianti, esportatori e importatori – emersa ieri al webinar del Cso Italy sui prezzi delle materie prime – è univoca: ulteriori aumenti dei costi rischiano di fare saltare, una volta per tutte, il sistema produttivo italiano. I margini si stanno infatti assottigliando, ma non si intravede  almeno per ora  la possibilità di riversare i maggiori costi sul prezzo finale di frutta e verdura. 

La preoccupazione è massima e la filiera ortofrutticola deve restare il più possibile unita anche per superare le sfide imposte dalla strategia comunitaria della Farm to Fork.  

Salvi: l'Ue sia più chiara sugli imballaggi
“Il nostro futuro e il successo della ripresa economica dipenderanno molto dalla capacità dell'Ue di fare le scelte giuste, quindi di mettere in atto gli interventi che ci aspettiamo – ha rimarcato Marco Salvi, presidente di Fruitimprese, federazione nazionale dei produttori, esportatori e importatori – La nuova strategia ambientale della Farm to Fork la vediamo come una grande opportunità, ma contemporaneamente anche come un grande rischio per le imprese. Dobbiamo arrivare a un cambiamento attraverso l’innovazione che porti a sinergie tra ambiente e imprese. Tutto giusto, però serve che l’Ue sia capace di realizzare una valutazione di impatto preventivo della nuova strategia prima di tradurla in obiettivi e proposte di legge. Abbiamo bisogno di studi approfonditi che dimostrino quali sono i materiali meno inquinanti, che dovremmo utilizzare per confezionare i nostri prodotti ortofrutticoli. Non possiamo andare soltanto a sentimento: abbiamo bisogno di capire l’impatto finale del ciclo di plastica, legno, cartone, ecc. L’Ue deve dare un indirizzo preciso, altrimenti saremo subissati da una moltitudine di richieste da parte dei retailer internazionali, molto diverse una dall’altra, che imporranno alle imprese di adattarsi con nuovi impianti produttivi e tanti investimenti che produrranno diseconomie e altri aumenti di costi importanti”.

Marco Salvi

Il sistema della produzione ortofrutticola rischia di saltare
Oltre a tutti i problemi delle materie prime, ha aggiunto Salvi, il comparto produttivo sta pagando l’aumento dei costi dell’energia, delle misure di sicurezza per il Covid e delle nuove certificazioni. “Io mi chiedo se alla fine il mercato, e gli stessi consumatori, saranno disposti ad accettare di pagare il conto. Oppure se, come al solito, dovrà essere il produttore, anello debole della filiera, a dover sostenere i costi. Qui si rischia veramente di far saltare il sistema produttivo italiano”. 

Salvi ha inoltre attaccato l’Ue per aver concesso ai grandi armatori dello shipping una normativa che sta permettendo loro di aumentare a dismisura i costi dei noli senza ricorrere in multe dell’Antitrust. “Ancora una volta si vede quanto sia debole il sistema produttivo, e non solo italiano. Non è detto che noi produttori e commercianti riusciremo a recuperare i maggiori costi sui prezzi finali dei nostri prodotti. Ecco perché è fondamentale cercare di costruire un nuovo rapporto con i retailer nazionali ed internazionali, per fare in modo che essi possano aiutarci".

Moretti: piove sul bagnato, confidiamo nella Gdo e nei consumatori
Cristian Moretti, direttore generale Agrintesa, ha confermato che lo scenario in cui stanno operando le imprese italiane di prodotti ortofrutticoli è particolarmente critico. “Il momento è davvero difficile. Le dinamiche dell’incremento dei costi delle materie prime, dell’energia e della logistica sono chiare. E tale situazione, purtroppo, non tenderà a risolversi nel breve termine: una speculazione di questo tipo può essere superata se ha una durata breve o contingente. Mi sembra però che, in base agli scenari macroeconomici, la situazione durerà ancora diversi mesi. Questo problema va ad aggiungersi alle difficoltà vissute negli ultimi anni dal comparto produttivo italiano, legate ad insetti alieni, fitopatie, crisi di mercato e il clima con gelate e siccità estiva”.

Insomma, “piove sul bagnato – ha aggiunto – Siamo preoccupati non solo per l’aumento dei costi intermedi di filiera, ma anche per gli incrementi importanti che devono sostenere i nostri associati: dai concimi agli antiparassitari, dall’energia alle materie platiche di campo, per arrivare alla meccanica. La reddittività, che già era scarsa, potrebbe venire a mancare ulteriormente”.


Cristian Moretti

Anche Moretti, come Salvi, confida che il mondo del retail possa farsi carico almeno di una parte degli aumenti dei costi, al fine di difendere il comparto della produzione ortofrutticola italiana. “Ci auguriamo che i retailer, così come i consumatori e i nostri fornitori di beni e servizi, siano al nostro fianco”.

Magnani: non c'è la forza di sostenere altri aumenti dei costi
“Le preoccupazioni della produzione sono comuni – ha rimarcato Claudio Magnani, direttore operativo di Apofruit Italia – Noi siamo impegnati da tempo nell’innovazione di prodotto, varietale e vegetale. Il packaging è fondamentale e serve anche come veicolo comunicativo. Allo stesso modo, sono fondamentali le tecnologie per uniformare la qualità prodotta in campo e portarla sulle tavole dei consumatori. Con queste innovazioni cerchiamo di creare valore, essere distintivi e superare i rischi di mercato legati alla volatilità quotidiana dei prezzi. Abbiamo l’impressione che molti dei rincari che stiamo subendo vengano scaricati a valle, dove però non c’è più la forza di sostenerli oltremisura”.

Per rispondere ai rincari, Apofruit sta provando a “contenere al massimo i costi di logistica interna per recuperare un piccolo margine. Sarà fondamentale capire come la politica nazionale ed europea si vorrà muovere in questa situazione congiunturale, che è più grande di noi”, ha concluso il direttore operativo.


Claudio Magnani

Bruni: serve pragmatismo politico
Al confronto organizzato dal Cso Italy ha partecipato anche Fabio Massimo Pallottini, presidente di Italmercati in rappresentanza dei grossisti dei Mercati all’ingrosso italiani. Mentre la grande distribuzione organizzata non è riuscita a partecipare pur essendo stata invitata. Al termine dei lavori il presidente del Cso Italy, Paolo Bruni, ha segnalato l'importanza dell'azione politica per tutelare l'intero settore dell'agricoltura: “Uno degli aspetti che sono emersi durante il confronto di oggi è la necessità del pragmatismo politico. La politica e le istituzioni devono correggere e guidare quanto sta avvenendo. Perché il Governo di un sistema, sia esso nazionale o europeo, serve per correggere le storture e mantenere in rotta la difficile nave dell’economia. Da soli i produttori, i trasformatori e i cittadini possono fare poco”.

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