«Rincari del legno, il riciclo come via d'uscita»

Il presidente di Rilegno Nicola Semeraro sottolinea il valore della sostenibilità per il comparto

«Rincari del legno, il riciclo come via d'uscita»

Nel post pandemia, tutta la filiera produttiva sta facendo i conti con il rincaro dei costi. Come abbiamo accennato nei giorni scorsi (clicca qui per leggere l’articolo), a rimetterci è anche il settore ortofrutticolo, strettamente dipendente dalla logistica e dalle materie prime.

Abbiamo voluto focalizzare l’attenzione su come stia vivendo il momento il reparto del legno e della produzione e riciclo di pallet. “Il doppio problema legato ai costi e alla disponibilità della materia prima legno sta provocando seri problemi ai produttori di imballaggi, ma al contempo sta evidenziando ancor di più l’importanza del riciclo e della rigenerazione degli imballaggi in legno”, spiega a Italiafruit News Nicola Semeraro (in foto), presidente di Rilegno, consorzio nazionale per la raccolta, il recupero e il riciclaggio degli imballaggi di legno. 

Secondo i dati del consorzio, nel 2020 sono state 1.841.000 le tonnellate di legno recuperate e avviate a riciclo con una percentuale del 64,68% sul totale degli imballaggi immessi al consumo. “Va ricordato – aggiunge Semeraro - che il 97% del legno riciclato diventa nuova materia prima sotto forma di pannelli truciolati, vera linfa vitale per tutto il settore del legno-arredo. Inoltre, va sottolineata l’attività di rigenerazione dei pallet, che ha raggiunto numeri importanti: sono ben 827.000 le tonnellate recuperate, ovvero oltre 60 milioni i pallet usati, rigenerati e reimmessi al consumo”.


A fronte di un approvvigionamento sempre più difficile e costoso per la materia legno, la rigenerazione e il riutilizzo degli imballaggi sembra rappresentare una possibile soluzione per il comparto.

Una recente ricerca del Politecnico di Milano – continua il presidente di Rilegno - ha stimato un impatto economico delle attività della filiera pari a circa 607 milioni di euro, 4.245 posti di lavoro complessivamente sostenuti in Italia e un impatto ambientale che ha consentito un ‘risparmio’ nel consumo di anidride carbonica pari a 783.000 tonnellate. Noi di Rilegno siamo impegnati da anni ad incentivare la rigenerazione dei pallet prevedendo un contributo per le aziende impegnate in questa attività”.

Il lavoro del consorzio testimonia come sia possibile realizzare un sistema di economia circolare efficace per tutta la filiera. “In poco più di 20 anni questo sistema ha creato una ‘nuova’ economia che ha prodotto risultati importanti sia in termini ambientali, sia per la capacità di creare sviluppo e occupazione e che si pone all’avanguardia in Europa – specifica Semeraro - Oggi questo sistema, che tiene insieme in un equilibrio virtuoso dai produttori di cassette per l’ortofrutta della Sicilia ai mobilieri della Brianza, genera un impatto economico di 2 miliardi di euro, oltre 10mila posti di lavoro diretti e soprattutto un risparmio nel consumo di anidride carbonica pari a quasi 2 milioni di tonnellate”.

“Il cambiamento climatico, i disastri ambientali, eventi tragici come la pandemia ci chiamano a una forte responsabilità e chi non se la assume non potrà più procedere nel mondo del futuro – conclude il presidente - Dalla sostenibilità e dalla circolarità non si può prescindere e il legno è certamente la risposta migliore per un’economia che vada di pari passo con il rispetto dell’ambiente. Per questo da oltre 20 anni Rilegno porta valore alle imprese associate, ai cittadini, all’ambiente, al territorio”.

 


 

Concorde sul revisionare le modalità di gestione della filiera anche Primo Barzoni, amministratore delegato di Palm Spa che testimonia prezzi in aumento “da 180 euro a 420 euro per un metro cubo di legno”. Rincari che hanno diminuito le importazioni per favorire le segherie trentine e venete.

“La filiera sta cambiando, non si realizzano più i grandi cicli produttivi di una volta – continua Barzoni – e in quest’ottica sarebbe ideale puntare sulle economie locali. Non possiamo continuare a ragionare in un’ottica di richiesta di materie prime superiore alla capacità di produrle”.

Barzoni propone in questo senso la creazione di economie anti-fragili e socialmente responsabili: “Significa che tutti gli attori lavorano in trasparenza, tornando a valorizzare le filiere locali. Ci dev’essere un nuovo approccio per approvvigionamento, produzione e distribuzione e le filiere devono essere integrate nei territori in cui vivono. Dev’essere anche una filiera più armonica e umana, che lascia spazio alla creatività, quella capacità che permette di creare soluzioni e superare le difficoltà”.

Barzoni lancia infine una sua proposta: “Facciamo partire una gestione sostenibile della filiera del legno per promuovere il made in Italy: in Italia ci sono 11 milioni e mezzo di ettari di superficie forestale di cui 9 milioni e mezzo sono di ‘legno da opera’ per sviluppare l’economia locale. Basterebbe valorizzarne 3 milioni e mezzo per ridurre del 50% l’importazione di materie prime e, allo stesso tempo, creare nuovi posti di lavoro”.

E conclude: “Se guardiamo solo i processi economici a breve termine, finiamo per metterci le mani tra i capelli. Le soluzioni vanno trovate nel modello economico aziendale: dobbiamo uscire dalla dinamica dei costi e pensare cosa possiamo fare per il nostro territorio. Ma questo succede solo se l’azienda è socialmente responsabile, ovvero se non scarica esternalità sugli altri, se diventa creativa e anti-fragile”.


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