Federalimentare: gravi errori in nome della sostenibilità

Federalimentare: gravi errori in nome della sostenibilità
"Nel nome della sostenibilità ambientale si stanno commettendo alcuni gravi errori", Non usa giri di parole Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare, che ha pubblicato un lungo articolo sul sito di Huffington Post dedicato alle questioni ambientali e, soprattutto, all'approccio regolatorio che sta emergendo a livello della Commissione Ue e degli altri organismi internazionali. 

"La sostenibilità - scrive Vacondio - è un’espressione che fa riferimento a una giusta e opportuna presa di coscienza sugli eccessi del consumismo e dell’industrializzazione e a una necessaria esigenza di tutela e di salvaguardia della natura, ma la parola 'sostenibilità' cela, a volte, scopi tutt’altro che benefici e viene strumentalizzata come cavallo di Troia per favorire interessi economici ben precisi, e non certo per contribuire a salvare la terra. In molti casi la teoria mette in crisi la pratica e le buone intenzioni generano problemi peggiori. (...) Quello che sembra mancare nel programma dell'Onu è una visione più ampia che, innanzitutto, tenga conto dei tempi reali per mettere in moto il cambiamento, altrimenti la sostenibilità delle imprese in alcuni settori sarà impossibile per eccessiva ambizione".

Venendo al caso dell’industria alimentare "certe scelte - secondo Vacondio - potrebbero comportare problemi sociali la cui cura non potrà essere la Cig a vita. Il Green Deal, per esempio, chiede, entro il 2030, di ridurre del 20% l’utilizzo dei fertilizzanti e di aumentare la superficie coltivata a biologico dall’attuale 8% al 25% del totale. Questo potrebbe finire per rendere non sostenibili economicamente gli investimenti delle aziende europee su diversi prodotti agricoli, la cui domanda però non si esaurirà, ma verrà evasa dai mercati asiatici, molto meno controllati dal punto di vista dell’impatto ambientale dei nostri. Risultato: un colpo tremendo alla nostra economia, ripercussioni a livello sociale e sul mercato del lavoro e, paradossalmente, un danno all’ambiente perché, a un timido vantaggio ottenuto in Europa, corrisponderebbe un deciso peggioramento dei danni a qualche altro habitat del mondo".

"Seguendo pedissequamente la “frettolosa” agenda dell’Onu appare chiaro che la sostenibilità – se non gestita con cautela e giudizio - lascerà sul campo dei martiri e cioè tutti coloro che perderanno il posto di lavoro. Sembra paradossale, ma a dover essere sostenibile è prima di tutto la 'sostenibilità' stessa". 

"Non lasciamo - è la conclusione - che a prevalere debbano essere sempre e solo i facili entusiasmi legati a un messaggio edificante e politicamente corretto, salvo poi produrre più problemi che soluzioni".

Fonte: Efanews.eu