Plastic free, attacco all'ortofrutta

L'Onlus va giù duro: imballaggi inutili per persone intellettualmente limitate. Le reazioni

Plastic free, attacco all'ortofrutta
Plastic Free Odv associazione di volontariato nata nel 2019 con l’obiettivo di informare e sensibilizzare sulla pericolosità della plastica, in particolare quella monouso, che conta oggi 150 milioni di utenti con oltre 900 referenti in tutt’Italia. "Riciclare non basta, non tutta la plastica è riciclata e riciclabile: è necessario invertire rotta il prima possibile", scrive nel sito internet l'associazione. Che nei giorni scorsi ha messo nel centro del mirino l'ortofrutta, con alcuni post sui social.

Il primo (nella foto di apertura) raffigura prodotti confezionati su uno scaffale, con un testo di accompagnamento esplicito: "L’inciviltà comincia da qui, da chi sceglie di acquistare prodotti in plastica che starebbero benissimo senza. L’abuso dell’imballaggio è la moda da fermare subito". Numerose le reazioni a difesa del materiale: "Il vero problema non lo vedo nell'imballo in plastica che peraltro può essere riciclata o biodegradabile, ma il nel far arrivare qui peperoni ed altro ancora dalla Tunisia o dal Marocco perché il danno da inquinamento ambientale, in quel caso, non é più sanabile in alcun modo", commenta su Linkedin Vincenzo ricevendo numerosi like.



In un altro post con la foto di mele all'interno di contenitori simili a "bicchierini" di plastica (non molto diffuse in Italia, a dire la verità...), Plastic Free va giù ancora più duro, al limite dell'offensivo: "Imballaggi inutili per persone intellettualmente limitate". E anche in questo caso c'è chi risponde "per le rime": "Posto alla base di tutto la necessità di una raccolta differenziata sempre puntuale ed efficace in modo che la plastica non venga dispersa nell’ambiente - scrive Matteo incamerando numerosi consensi -  vedo invece molto utile l’imballaggio in plastica per la frutta e la verdura. Lo shelf life di ogni singolo prodotto aumenta e si riduce notevolmente lo spreco e l’inquinamento dovuto alla coltura intensiva dei prodotti alimentari destinati al consumo umano e non". 

"Del resto - aggiunge - è del benessere del nostro pianeta che ci interessa, e a far marcire la frutta e la verdura senza alcuna protezione non ci guadagna nessuno, buttare nell’umido una verdura o un frutto marcio perché insistiamo stupidamente nel non volere la plastica protettiva, significa buttare tutta l’acqua di irrigazione che è servita per crescerlo, buttare i fertilizzanti usati per concimarlo e l’energia necessaria per sintetizzare gli agrofarmaci per far sì che arrivi sano al supermercato. Stiamo buttando il carburante usato dalle macchine per lavorare il terreno, seminarlo, raccoglierlo, lavarlo, confezionarlo e trasportarlo fino al punto vendita; stiamo buttando anche la plastica servita per non far crescere le erbacce a fianco e via discorrendo. Ma sono certo che voi di Plastic Free ne siate già a conoscenza".



"La carenza d'imballaggio - fa presente Davide, che lavora nella logistica - può portare ad altri tipi di problemi, come il deterioramento precoce del cibo, e quindi il suo spreco, la sua contaminazione, la mancanza di protezione per alimenti particolarmente delicati. E diciamo che il problema finale non è l’imballaggio, ma l’uomo e l’uso che ne fa dopo averlo utilizzato. Altrimenti - la conclusione al fiele - è populismo e demagogia fatta per l’applauso".

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