«Stop plastica sull'ortofrutta, ci rimette anche l'Italia»

Pro Food sul divieto che scatterà in Francia dal 2022: «Danni ambientali ed economici»

«Stop plastica sull'ortofrutta, ci rimette anche l'Italia»
Una deriva anti-economica e contraria al mercato unico europeo, foriera di danni sociali e ambientali con pesanti riflessi anche sulla filiera agro-alimentare italiana: non usano mezzi termini i vertici di Pro Food - il raggruppamento dei produttori di imballaggi per alimenti aderente a Unionplast, associazione dei trasformatori italiani di materie plastiche di Confindustria - nel commentare la decisione del Governo francese di vietare dall'anno prossimo l'utilizzo di imballi in plastica per il confezionamento di alcune tipologie di frutta e verdura fresca.



"Eliminare gli imballaggi in plastica dei prodotti ortofrutticoli - sostiene Unionplast - farà aumentare lo spreco di cibo e non porterà alcun beneficio al consumatore, privandolo anzi della possibilità di trasportare e conservare in modo efficiente e sicuro i prodotti acquistati". Il contrario di ciò che si dovrebbe intendere per sostenibilità, insomma, per l'organizzazione, secondo cui "non è la prima volta che decisioni apparentemente eco-friendly vengono prese senza adeguati studi scientifici preliminari".

Pro Food non ha dubbi: la sostituzione della plastica con altri materiali, per la produzione di imballaggi per ortofrutta efficaci e in grado di dare la massima garanzia di conservazione e igiene è oggi possibile solo in pochi casi. Cosa succederà in Francia? "L’intera catena di produzione e distribuzione - sostiene in una nota l'organizzazione confindustriale - dovrà adattarsi a questa nuova situazione con un aumento dei costi che graveranno sul consumatore, senza un reale beneficio per l’ambiente; non bisogna infatti dimenticare che la sostituzione della plastica dovrebbe essere valutata soltanto a seguito di un’analisi dei diversi impatti ambientali lungo tutto il ciclo di vita dei prodotti. E questi impatti dovrebbero tenere conto anche della perdita di cibo".



La norma francese, oltretutto, "non tiene in considerazione gli investimenti fatti dall’industria della plastica nel ridurre l’impatto ambientale degli imballaggi e dei prodotti imballati, realizzando sistemi riciclabili e anche attraverso un uso progressivo di plastica riciclata al fine di partecipare in maniera attiva all’economia circolare", si legge nel comunicato. "L’applicazione del decreto francese potrebbe anche creare una barriera alla libera circolazione dei beni nell’Unione europea, colpendo così anche le eccellenze agroalimentari italiane".

In Italia l’industria della plastica - ricorda Unionplast - rappresenta circa 110.000 addetti e 5.000 aziende per un fatturato annuo di 15 miliardi di euro; oggi in Italia si ricicla più del 40% della plastica prodotta. "Possiamo fare di più con l’impegno di tutti, produttori, istituzioni, consumatori ma i divieti non aiuteranno l’economia, nemmeno quella circolare”, concludono i produttori di plastica aderenti a Confindustria.

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