«Non lasciamo il conto ai nostri figli»

«Non lasciamo il conto ai nostri figli»
In un post su Linkedin, il Ceo di Conad Francesco Pugliese ha commentato l'articolo "Ecco cosa mangeremo per ridurre le emissioni: no a cibi sintetici ma salva la dieta mediterranea", pubblicato nei giorni scorsi dal Sole24 Ore. L'articolo analizza come cambierà la dieta alimentare con il cambiamento climatico. "Fa impressione – scrive Pugliese - La mia generazione sta prendendo decisioni a proposito di surriscaldamento globale ed emissioni che avranno effetti su ciò che domani i nostri figli potranno mettere nel loro piatto. Un incubo che dalle cose si trasferisce alle persone. Un incubo per le filiere. Un dovere, per tutti noi, di invertire questa rotta. Mi auguro che a Glasgow in questi giorni la Cop26 stia scrivendo un futuro diverso".

Nell'articolo, spiega Puglise, "il prof. Angelo Riccaboni, fra gli organizzatori dell'ultimo Food System Summit di Roma e del G20 Agricoltura, ribadisce ancora una volta che le nostre filiere agroalimentari, per reggere il confronto con alternative più sostenibili, devono innovarsi e soprattutto rinnovarsi. Anche perché, come dice il prof. Roberto Danovaro, presidente della Stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli: abbiamo un pianeta da restaurare e che è alterato per il 75%".

"Sembrano faccende scollegate, ma non lo sono. Lo dice anche la Fao, che ha stilato 10 punti sul cibo e il cambiamento climatico, in cui ricorda, per esempio, che il 75% dei poveri del mondo si affida all’agricoltura per sopravvivere e che la produzione mondiale di cibo deve crescere del 60% per rispondere all’aumento demografico. Questo nonostante il rischio che entro il 2050 il cambiamento climatico possa portare a un calo dei raccolti tra il 10% e il 25%, mentre oggi 1/3 del cibo prodotto viene scartato – alla faccia di chi da mangiare non ce l’ha”.

Che fare allora? Si chiede Pugliese. “Noi di Conad stiamo facendo molto e dovremo fare ancora di più, ma la faccenda non riguarda solo noi. Riguarda tutto il retail, i nostri fornitori e persino i nostri clienti. Riguarda tutti. Ci servono nuove leggi e obiettivi comuni, che guardino al 2050 avendo efficacia già da oggi. Per questo voglio continuare a sperare nella Cop26. Perché da Francesco papà e da Francesco ad di Conad sento addosso, ogni giorno di più, il peso della responsabilità e della preoccupazione. E se scrivo tutto questo – conclude – è perché voglio trasmettervi esattamente questo sentimento, questa mia ansia. Perché se ne facciamo qualcosa di condiviso e la affrontiamo tutti assieme, abbiamo una chance in più di uscirne. Saranno i piatti sulle tavole dei nostri figli a dirci se ce l’abbiamo fatta o no".