«Fateci produrre di meno»

Ortofrutta vittima del suo non sistema: relazioni di filiera da rivedere

«Fateci produrre di meno»

La distribuzione moderna ha messo le mani avanti e ai fornitori ha detto di frenare gli aumenti dei listini (clicca qui per leggere la notizia), l'industria di marca ha respinto la richiesta al mittente (qui la replica) e in mezzo rimane l'ortofrutta: ostaggio di quotazioni che cambiano di giorno in giorno, di un lavoro che dipende dai capricci del meteo, di un panorama produttivo estremamente frazionato, di un'aggregazione che non decolla... Insomma, di tanti fattori - interni ed esterni alla filiera - che stanno rendendo la vita difficile alle imprese. Grandi e piccole.

Parlando con manager e imprenditori del panorama ortofrutticolo emergono però due parole ricorrenti: aggregazione e programmazione. Niente di nuovo, per carità, cose che si sentono dire da anni quasi in ogni convegno... Ma questa volta si ravvisa per davvero la necessità di avere una filiera più organizzata e coordinata con l'anello distributivo. Altrimenti il rischio è di uscirne con le ossa rotte.

Ottenere il prezzo giusto è una gara dura in quest'annata caratterizzata da rincari dei costi di produzione e da un'inflazione record per il Paese. Il prezzo giusto - quello che remunerebbe adeguatamente lo sforzo del produttore e garantirebbe marginalità anche alla distribuzione - probabilmente sarebbe troppo elevato per il consumatore di oggi e frenerebbe ulteriormente i consumi.

Da una parte e dall'altra si sta cercando di contenere gli aumenti, ma mettersi in pancia i rincari è una strategia dura da difendere a lungo. L'uscita della distribuzione moderna è lì a dimostrarlo.

Le rinunce - probabilmente i bilanci 2022 lo dimostreranno - le stanno facendo sia le aziende di produzione che di distribuzione. Solo che alcune dinamiche fanno più male che in passato: ci sono referenze - prendiamo ad esempio i carciofi o i finocchi, per fare due esempi - che in campagna sono pagate molto meno che lo scorso anno. C'è una sovrapproduzione, è vero, ma questo esubero con i prezzi al dettaglio elevati è poi difficile da smaltire perché i consumi sono lenti, per non dire fermi. Sembra quasi un paradosso, prezzi al dettaglio che salgono in maniera repentina, e quotazioni alla produzione più basse delle ultime stagioni. 

Così si aggiugnono difficoltà a difficoltà, tanto che si sentono imprenditori sussurrare: "Almeno fateci produrre un po' di meno...". E qui entra in gioco la programmazione tra produzione e distribuzione che, per colture annuali come gli ortaggi, può adeguarsi più velocemente alle dinamiche del mercato. Programmare vuol dire rispettare gli impegni presi, da una parte e dall'altra, sui volumi e sui prezzi (garantiti, ma fissi). La programmazione in questo contesto di pressione sui costi e di acquisti stagnanti potrebbe essere un elemento di positività, garantendo stabilità a una filiera - vittima di un non sistema - che rischia di andare a sbattere contro un muro senza nemmeno avere l'airbag.