Gli agricoltori sono i primi a perdere tutto e gli ultimi a gettare la spugna

L’alluvione in Romagna ha dimostrato l’importanza di questi professionisti

Gli agricoltori sono i primi a perdere tutto e gli ultimi a gettare la spugna

Mentre sei intento a salvare il salvabile dopo un’alluvione che non si ricorda a memoria d’uomo, spalando fango tutto il giorno, ogni aiuto è ben accetto ed è veramente ammirevole la mobilitazione in atto, ma c’è un aiuto che sta facendo la differenza, quello dell’agricoltore
Quello che scrivo non vuole essere un elogio ruffiano a diversi nostri lettori che svolgono questa attività, ma è una semplice constatazione che mi è giunta direttamente dai luoghi in cui si sta vivendo questo dramma. D’altronde è un dato di fatto, l’agricoltore nel fango ci lavora, quindi, ha tutta l’attrezzatura necessaria per gestire questo scomodo coinquilino a partire dal kit base (tuta, stivali, badile), fino a mettere in campo i mezzi pesanti (cariola, trattore, ruspa, escavatori). Inoltre, dispone di un know how impareggiabile. Per esempio, sa benissimo che se il fango si asciuga diventa duro come il cemento e dopo sarà impossibile eliminarlo, nozione basica per uno del mestiere ma non è lo stesso per chi vive in città.

Fonte: Faenza net

Un aiuto fondamentale l’agricoltore lo sta dando anche nello svuotare cantine e garage, grazie all’uso di pompe solitamente usate per irrigare i propri campi. Oppure si possono trovare trattori con atomizzatori muniti di lancia (utile per alcuni trattamenti) che funge ora da idropulitrice, per eliminare il fango che si è incrostato dentro e fuori casa.

Di non minor importanza è l’aiuto che sta dando alla protezione civile nella gestione dei canali dalle tracimazioni. Da un lato, gli agricoltori sono interpellati come “consulenti”, in quanto nessuno meglio di loro conosce le pendenze e la capacità d’assorbimento dell’area in cui coltivano, mentre - dall’altro lato - partecipano attivamente alla bonifica, sia utilizzando le pompe per spostare acqua da una zona all’altra, sia per sfruttare i loro appezzamenti come “vittima sacrificale” per salvare la città (Approfondisci l'articolo).
Questo ci deve far comprendere la loro importanza nella salvaguardia del territorio, troppo spesso sottovalutata o data per scontata.  
L’unica speranza è che, tanto le persone, quanto le istituzioni, si ricordino degli agricoltori anche dopo l’alluvione, perché non dobbiamo dimenticare che molti di loro stanno pagando un prezzo altissimo, poiché rischiano di vedere morire le loro coltivazioni asfissiate dall’acqua e nonostante tutto stanno aiutando chiunque abbia bisogno di loro.