Igp e Contratto di sviluppo per il rilancio della pericoltura

Intervista all’assessore dell'Emilia-Romagna Alessio Mammi

Igp e Contratto di sviluppo per il rilancio della pericoltura

In Emilia-Romagna le istituzioni e le imprese si sono messe in gioco per il rilancio della pericoltura, un comparto strategico per il territorio, culla nazionale di questo frutto. E la Regione ci sta mettendo impegno e risorse, come racconta l'assessore all'Agricoltura, Alessio Mammi, in questo dialogo con IFN sul presente e sul futuro della pera in Emilia-Romagna.

Assessore Mammi, la Regione Emilia-Romagna ha avviato lo scorso anno un programma di rilancio della pericoltura. A che punto siamo?

La Regione Emilia-Romagna crede nel rilancio della Pera IGP come asset di interesse strategico per la produzione e la commercializzazione di un prodotto frutticolo che ha un forte radicamento sul territorio emiliano-romagnolo, in varie aree. Siamo la regione che produce più pere nel nostro Paese, e non intendiamo lasciare sole le imprese e tutto il settore produttivo, a maggior ragione in questo momento di difficoltà. Per questa ragione con il Centro Servizi Ortofrutticoli e le OP coinvolte abbiamo deciso di dare vita lo scorso anno a UNAPera, la prima Associazione di Organizzazioni di Produttori in Europa, che conta 25 imprese regionali, 13 Organizzazioni di Produttori e altri 12 soggetti d’impresa. UNAPera ha cominciato la riorganizzazione della fase commerciale e di valorizzazione della pera, e la sta consolidando attraverso accordi con la distribuzione, sulla base di uno standard di qualità comune adottato dai soci per elevare la qualità del prodotto al consumo.
Il programma strategico attivato per il sostegno della produzione di pera IGP dell’Emilia-Romagna sta dando i suoi primi risultati: abbiamo incentivato lo sviluppo e l’estensione delle superfici a Indicazione Geografica, superando i 4mila ettari sottoposti a certificazione, e coinvolgendo circa 700 aziende. Negli scorsi mesi il Consorzio UNAPera si è dotato di un coordinamento per le azioni tecniche di ricerca e sperimentazione, attraverso una serie di attività per contrastare le fitopatie come l’alternaria e gli attacchi degli insetti, come nel caso dei danni provocati dalla cimice asiatica. Le azioni hanno avuto importanti risvolti nelle pratiche di controllo fitosanitario, gestione colturale e del prodotto dopo la raccolta.
Nei prossimi anni il settore dovrà focalizzarsi su una progettazione che vedrà nei fattori di sostenibilità economica, agronomica e sociale il target principale. Le azioni di precision farming, modellistica e monitoraggio in campo, meccanizzazione e robotica, condivisione dei risultati e valorizzazione dei processi decisionali avranno come obiettivo la valorizzazione delle produzioni ortofrutticole del territorio a indicazione geografica: produciamo frutta di qualità, sicura e che ha un importante potenziale commerciale. La sicurezza alimentare, la qualità e la tracciabilità delle produzioni saranno elementi sempre più richiesti dai consumatori e l’Emilia-Romagna può dare ampie garanzie da questo punto di vista. Anche per questa ragione, siamo pronti a supportare nelle prossime settimane la prima campagna di comunicazione televisiva dedicata alla pera IGP, per la quale abbiamo investito quasi 2 milioni di euro. L’intento è quello di esaltare le proprietà nutritive del prodotto e mettere in evidenza la natura ‘gourmande’ di questo straordinario frutto. Può intercettare nuovi consumatori ed essere un prodotto molto adatto ad una corretta e sana alimentazione.
 

L'assessore Alessio Mammi

La campagna di raccolta appena conclusa è stata complessa. Dopo la siccità, l’alternaria ha ridotto in fase di raccolta la quota di prodotto disponibile per il mercato fresco. Già negli scorsi anni al Regione era intervenuta contro queste emergenze congiunturali, con che risultati e, soprattutto, cosa farà per questa campagna?

La raccolta da poco conclusa per la pericoltura regionale non è stata positiva, anche per la siccità perdurante, che ha avuto effetti sulla pezzatura dei prodotti; inoltre la maculatura bruna è stata responsabile di danni che si sono attestati su una riduzione media stimata intorno al 15-20%. Già dal 2020 in sede regionale è stato costituito un gruppo di lavoro tecnico che ha portato alla definizione di strategie di difesa per studiare l’integrazione di mezzi chimici con tecniche agronomiche volte a ridurre l’inoculo del patogeno. Nel 2020 la Regione ha cofinanziato un progetto di ricerca sotto la direzione del Servizio fitosanitario e terminato nel 2022, che ha sperimentato “tecniche di sanitazione” del cotico erboso tra i filari di piante per ridurre l’inoculo, tecniche che consistono nell’utilizzo del pirodiserbo, in applicazioni di trichoderma spp. e di altre sostanze e, ove possibile, nella rottura del cotico. Queste attività – se applicate correttamente - permettono in varia misura di dare un contributo significativo al contenimento della malattia.
Sono state inoltre effettuate prove su frutti staccati per la verifica della patogenicità dei ceppi di Alternaria. I risultati indicano che l’Alternaria non è patogeno, cioè non penetra autonomamente nel frutto se non attraverso ferita. In considerazione della recrudescenza della malattia, sono tutt’ora in corso prove sperimentali per verificare se la popolazione di Stemphilium vesicarium sia cambiata per il profilo tossigeno.
A partire dal 2021 è stato finanziato un altro filone di ricerca tramite il Consorzio di fitosanitario di Modena: si tratta di un programma sperimentale che ricorre a nuove tecniche di miglioramento genetico (NBTs) sul pero e che prevede l'individuazione di molecole dsRNA spray (sono stati definiti geni target con ingegnerizzazione dsRNA di 2 molecole avviate ai test in vitro e in vivo su tessuti vegetali in laboratorio, e che sta lavorando per l'ottenimento di resistenze stabili in pianta e/o portainnesto. Sono in corso i test neutri di trasformazione per individuare la metodica migliore di inserimento dei costrutti genici).
Ad oggi si è giunti alla conclusione che la sola difesa chimica non consente di contenere la malattia in maniera efficace, ma deve essere affiancata da un’adeguata gestione delle graminacee del cotico erboso dei pereti, ove possibile ricorrendo a tecniche di lavorazione, modalità che nella loro applicazione vanno valutate in relazione alla gravità della malattia e al tipo di terreno. Nella prossima stagione proseguiranno le osservazioni e i monitoraggi dell’evoluzione della malattia per mettere a disposizione dei produttori le più adeguate strategie di controllo.

La maculatura bruna delle pere

Guardiamo al futuro. In molte aree della Regione alla pericoltura non esistono alternative frutticole, per cui non restano che le colture industriali. È una strada da intraprendere aiutando gli espianti o occorre rilanciare la fase agricola della filiera pere? L’Abate rimane il cardine del sistema?

Siamo convinti che la produzione di pere IGP debba continuare ad essere centrale per le imprese agricole e agroalimentari della nostra regione. E’ necessario rinnovare gli 8mila ettari impiantati a pere Abate Fètel in un piano pluriennale di ripristino, per creare le condizioni in campo che garantiscano piante più forti, impianti moderni e attrezzati, le adeguate protezioni contro gli effetti dei cambiamenti climatici e delle fitopatie. Serve un intervento strutturato di rafforzamento varietale, in collaborazione con i vivaisti, per garantire una produzione di maggiore qualità e più robusta. Per questa ragione sarà importante sfruttare le opportunità offerte dall’OCM ortofrutta, ma altrettanto importante è l’elaborazione di un progetto specifico attraverso la presentazione di un Contratto di sviluppo in filiera, nel quale coinvolgere produttori, imprese agricole, vivaisti e aziende agroalimentari in modo da convertire e innovare la produzione e potersi vedere garantite le necessarie risorse da parte del Ministero competente e del Governo. La Regione Emilia-Romagna farà certamente la sua parte nel sostenerlo attivamente, e UNAPera è già al lavoro per presentarlo. Insieme, istituzioni, associazioni agricole, produttori. Vogliamo rilanciare questa produzione che consideriamo strategica per il nostro territorio.
C’è un altro aspetto strategico da mettere in evidenza: è necessario lavorare a livello europeo per scongiurare l’applicazione del Regolamento sull’uso sostenibile dei pesticidi, una posizione generalista che intende togliere il 62% delle molecole fitosanitarie utilizzate senza nemmeno tener conto degli importanti risultati raggiunti dalla frutticoltura italiana in termini di sostenibilità. Dobbiamo anche accompagnare le imprese in questa transizione e garantire strumenti alternativi, evitando le perdite di produzione, attraverso maggiori risorse pubbliche per la ricerca e la promozione della ricerca privata, per garantire le molecole sostitutive, i biopesticidi e i prodotti derivanti dalla chimica verde.
Infine, nel 2023 verrà discusso a livello europeo il nuovo regolamento sulla genomica delle piante e sarà fondamentale consentire anche in Europa l’utilizzo delle NBT che ci consentono di selezionare le varietà più resistenti alle fitopatie e più produttive. Prosegue anche in questi mesi il confronto sull’RNAi tra il nostro servizio fitosanitario regionale, il Politecnico delle Marche e l’azienda americana Greenlight, incontrata lo scorso giugno negli Stati Uniti nel corso di una missione ufficiale, per individuare soluzioni innovative per una maggiore resistenza delle piante.