L’uva penzola sui tralci invenduta

Raniolo (Consorzio Mazzarrone Igp): «Produttori in perdita, 70% di grappoli ancora sui tralci»

L’uva penzola sui tralci invenduta

Forse per l’uva da tavola di Mazzarrone si sta concretizzando una delle campagne più difficoltose, in linea con quello che avviene a livello nazionale. Vendite con il contagocce e costi di gestione esorbitanti.
I produttori dell’areale siciliano sono allo stremo. Il caro energia e gli aumenti sui materiali fanno schizzare i costi di produzione da 55 centesimi a 1 euro al chilo e l’uva penzola sui tralci invenduta. Scenario impensabile per uno dei comprensori più vocati d’Italia per la produzione di uva da tavola.
Analizza lo scenario con IFN il presidente del Consorzio Igp Uva da Tavola Mazzarrone, Gianni Raniolo. “Veniamo da stagioni sfortunate che hanno messo in difficoltà il nostro distretto produttivo. Il cambiamento climatico ha inciso sulla qualità del nostro prodotto, ma con la crisi dei consumi la situazione è drasticamente peggiorata. Le aziende non possono vendere in perdita e saranno costrette a lasciare il prodotto invenduto. A Mazzarrone, a 40 giorni dalla fine della stagione, il 70% della produzione è in vigna da raccogliere.  Difficile prevedere un colpo di coda della campagna, che ormai sembra compromessa”.

Bollette monstre che non lasciano scampo
Come riporta il servizio del Tgr Sicilia c’è un grande fermento tra i produttori dell’areale che cercano di avere delle risposte da parte delle istituzioni.
Molti coltivatori dichiarano ai microfoni dell’emittente che il rischio è di un vero collasso del settore. Sono indispensabili degli interventi governativi per supportare i produttori per risollevarsi da questo disastro ed evitare l’invasione di uva di importazione.
“Il rischio è di far fallire decine di aziende – riferisce a IFN il produttore Giovanni Assenza - rischiando di ecclissare un territorio vocato. La problematica principale è il calo del potere d’acquisto delle persone che hanno accantonato l’ortofrutta. In questo momento dovremmo vendere a 1,40 euro/kg su pianta ma in realtà vendiamo a 0,40…impossibile recuperare gli investimenti. Anche il cambiamento climatico non ha giocato dalla nostra parte”.

L’obiettivo è scongiurare un disinteresse generale che porti alla decadenza di una produzione che è diventata simbolo di una regione. Sono state superate stagioni complesse ma ad oggi i produttori si sentono impotenti di fronte un incremento dei costi impossibile da recuperare con le sole vendite.
“È indispensabile trovare delle soluzioni che garantiscano dei prezzi adeguati a recuperare gli investimenti – rimarca il presidente Raniolo - Da un punto di vista produttivo bisogna ascoltare le esigenze dei consumatori, che si orientano sulle seedless, ma proviamo a rivalorizzare i grappoli di uva Italia prodotto di indiscussa qualità”.