MelaPiù: ecco come ci prepariamo al futuro

Tra novità e gestione colturale, la visita in campo guidata da Fondazione Navarra

MelaPiù: ecco come ci prepariamo al futuro

Manca poco ai primi stacchi della varietà Fuji negli areali di pianura – secondo i tecnici all’incirca una settimana – e ieri, durante l’undicesima giornata tecnica della Fondazione Navarra, in collaborazione con MelaPiù, è stato fatto il punto sulle novità a livello di impiantistica e gestione colturale che interessano il comparto.

Matteo Mazzoni, Presidente del Consorzio MelaPiù, ha salutato i numerosi partecipanti spiegando gli obiettivi nel breve e nel lungo termine della compagine con sede a Ferrara: “Conosciamo bene le criticità che ci sono in campagna, fra aumento dei costi di produzione e problemi ambientali legati al cambiamento climatico. Difatti, siamo certi che investire in innovazione e ricerca sia la via da percorrere per dare una risposta concreta ai nostri produttori e questa giornata tecnica, in collaborazione con la Fondazione Navarra, ne è la dimostrazione”.
“All’interno di MelaPiù gli obiettivi sono molto chiari.

Nell’immediato, l’inserimento della varietà Gala è stato colto con favore da parte della nostra clientela e ci ha permesso di allungare il periodo di commercializzazione del marchio MelaPiù. Guardando più avanti nel tempo, stiamo lavorando per ottenere la certificazione IGP per la varietà Fuji coltivata dai nostri soci, che siamo convinti potrà essere un plus ulteriore per la nostra offerta. Infine, stiamo valutando nuove varietà che si possano integrare con la nostra offerta (quindi di grosso calibro, e di buona dolcezza) e che siano adatte alla coltivazione nei nostri areali. Una missione difficile ma che siamo sicuri porterà i suoi frutti”.

Dopo i saluti di rito, Michele Mariani e Alessandro Zago della Fondazione Navarra, hanno guidato i partecipanti a visionare le diverse prove attualmente in essere all’interno dei campi sperimentali.

All’interno del frutteto di confronto varietale (ben 7 cloni coltivati con un sesto d’impianto di 3,50 m fra le fila e 1,66 m sulla fila) è stato possibile esaminare diversi cloni di Fuji, messi a dimora nel 2017. In particolare, ha colpito l’attenzione la versione spur della varietà, come King ® Fuji VW*, in virtù dell’elevata fruttificazione a fronte di una scarsa vegetazione.

Tuttavia, come specificato dai ricercatori, lo scarso rinnovo vegetativo ne accentua ulteriormente l’alternanza produttiva. Proprio questo aspetto è risaputo essere uno dei fattori critici di coltivazione del gruppo Fuji, che può essere attenuato da un attento diradamento fin dai primi anni di impianto. L’obiettivo, infatti, è quello di arrivare in piena produzione ad una resa che si attesti sulle 40 ton/ha, che sembra essere il miglior compromesso fra produttività e qualità (quest’ultima intesa come calibro e sovracolore rosso).

Non mancano le prove su nuove forme di allevamento. In particolare si sta lavorando sulla forma a Guyot (l'anno di impianto è il 2020), termine mutuato dalla viticoltura, attualmente oggetto di approfondite ricerche dai principali enti di ricerca melicoli. Rispetto al fusetto, il tronco, anziché essere allevato in verticale, è disteso in orizzontale per sviluppare uno o due cordoni paralleli al terreno, dai quali si formano diversi rami che si accrescono in verticale e che formano la struttura secondaria. Questi rami porteranno i germogli produttivi e quindi i frutti, e devono essere legati per non rompersi.

Questa operazione necessita di tempo, tant’è che in Fondazione Navarra stanno sperimentando intelaiature (tipo quello che si trova per i piselli) per agevolare questa pratica. La forma di allevamento a Guyot dovrebbe garantire la formazione di una parete vegetativa stretta che dovrebbe migliorare l’illuminazione all’interno della pianta e quindi le caratteristiche qualitative dei frutti. L’impianto è ancora troppo giovane per dare precise indicazioni, ma già dal prossimo anno si avranno indicazioni più esaustive sulla validità di questa forma di impianto.

Anche la prova relativa ai portinnesti non è ancora abbastanza “solida” per fornire risultati ben precisi. Dalle prime evidenze, quelli più vigorosi come il G210® e il G969® mostrano dati produttivi interessanti. 

I ricercatori sottolineano come questa serie di portinnesti americani dovrebbe essere più tollerante all’afide lanigero e ad Erwinia amylovora (colpo di fuoco) ma sono aspetti che dovranno essere confermati col proseguo della ricerca. Gli altri aspetti che verranno attenzionati, oltre ai classici rilievi vegeto produttivi, riguardano il ritorno a fiore da un anno all’altro, che è direttamente correlato all’alternanza produttiva, ed il tema della cosmesi del frutto, in particolare per quanto riguarda le microlesioni dell’epidermide.
In sostanza, tanti quesiti che dovranno trovare risposta nei prossimi anni di ricerca, ma in campo si respirava un buon ottimismo a dimostrazione di come ci sia fiducia sulle prospettive di sviluppo della Fuji negli areali di pianura.

In apertura, Matteo Mazzoni, Presidente del Consorzio MelaPiù

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