Meloni, l’Italia sempre più vicina alla Spagna

Boom produttivo per l’Africa, ma c’è l’incubo siccità

Meloni, l’Italia sempre più vicina alla Spagna

Nei paesi nordafricani è già tempo di meloni, che non tarderanno ad arrivare anche sulle tavole dei consumatori italiani, mentre dalle aree del Centro e Sudamerica l’import è già attivo dai mesi di Ottobre-Novembre. Da quello che si evince analizzando i dati storici di Marocco e Senegal, si nota come in quest’ultimo cresae esponenzialmente la coltivazione di meloni, mentre in entrambi si nota come stia aumentando la produzione di angurie. Sui meloni, poi, l’Italia invece si avvicina sempre di più alla Spagna, coprendo insieme al Paese iberico e alla Francia il 78% della produzione europea. 

Meloni, la Spagna perde terreno
È un mercato che sussulta quello dei meloni. Alcuni Paesi del bacino mediterraneo stanno avendo problemi di forte siccità. In Spagna il costo dell’acqua al metro cubo ha raggiunto quotazioni proibitive e anche il Marocco sta subendo forti limitazioni. Per questo si prevede un’importazione non continua e certa in alcuni periodi della campagna che verrà.
Analizzando invece le superfici investite da Senegal e Marocco nella produzione di melone, vediamo che sono in lieve calo se confrontiamo i dati del 2014 con quelli del 2021, con una maggiore stabilità in Marocco negli ultimi tre anni. I dati Faostast aggiornati a fine 2022 ed elaborati dal Monitor Ortofrutta di Agroter ci presentano infatti una situazione altalenante in termini di superfici. Se in Marocco nel 2010 erano quasi 22mila ettari, nel 2021 sono scesi a 16mila. Di conseguenza, anche i volumi sono calati facendo registrare una diminuzione del 27% tra il 2014 e il 2021, raggiungendo le 540mila e 561 tonnellate dalle 736mila e 545 tonnellate dei sette anni precedenti.
In Senegal le aree investite sono nettamente inferiori. Al 2021, ultimo dato disponibile, sono pari a 2.780 ettari, con una perdita in sette anni del 23%. La produzione però nello stesso lasso di tempo è cresciuta del 101%, attestandosi sulle 36mila tonnellate annue, anche perché i produttori italiani hanno portato il proprio know-how nel Paese africano.

Analizzando invece la situazione in Europa, vediamo come ci stiamo sempre più avvicinando ai volumi prodotti dalla Spagna (652mila tons vs 602mila), il nostro principale competitor europeo. Non tanto per merito nostro ma più a causa della Spagna che perde terreno. A livello di tonnellate, tra il 2014 e il 202, la nostra produzione è infatti aumentata dell’8%, mentre nello stesso periodo la penisola iberica ha perso il 13%. Segue distaccata ma comunque sul podio la Francia, che nel 2021 ha totalizzato quasi 272mila tonnellate di meloni, guadagnando il 7% in sette anni. Ma facendo un confronto su scala più ampia, vediamo che rispetto al 2010 i volumi sono calati in tutti i Paesi europei presi in considerazione. La Spagna ha perso il 30%, l’Italia il 9 e la Francia 6 punti percentuali.


Venendo ai dati import elaborati dal Monitor Ortofrutta Agroter, vediamo che l'Italia rispetto al 2014 sta diminuendo le importazioni dalla Francia (-25%), Grecia (-78%) e Spagna (-31%) premiando quindi la produzione nazionale quando siamo in piena campagna. Merito sicuramente del lavoro varietale che è stato fatto nel nostro Paese negli ultimi anni da parte delle ditte sementiere. È il caso anche di Nunhems, la divisione sementi orticole di Basf che ha fatto del melone una delle colture più importanti del proprio catalogo direzionando la ricerca verso varietà dall’elevata shelf-life e gusto, elementi che guidano l’acquisto dei clienti finali. Aumenta invece l'importazione da parte del Senegal, che in questi anni è cresciuta del 232%. Il prodotto importato si riferisce naturalmente ai primi periodi dell'anno, quando lo Stivale ancora sta a guardare sul fronte raccolta. 
I dati a volume, a valore si traducono per il prodotto proveniente da Francia, Grecia e Spagna nella diminuzione del 16; 36 e 27%, ma contemporaneamente determinano un aumento del 150% per il Senegal rispetto al 2014. 
I dati 2022 riguardanti il periodo compreso tra gennaio e ottobre a volume evidenziano importazioni dalla Francia pari a 5mila 346 tonnellate, dalla Spagna 3mila 810, dalla Grecia 599, dal Senegal 860 e dal Marocco 22, in diminuzione ancora una volta quindi per Spagna (meno 2mila tonnellate) e Marocco (calato di 31 tonnellate) rispetto alla campagna dell’anno precedente. 

Angurie, cresce la leadership di Marocco e Senegal
Per quanto riguarda le angurie la situazione è diversa. Partendo sempre dall’analisi di Marocco e Senegal, le cui produzioni precoci ci riguardano da vicino, si nota un incremento dei volumi e delle superfici, fattore in calo invece nei meloni. In Marocco è evidente una crescita costante delle aree di coltivazione dal 2010 al 2021. Se nel 2010 erano 13.539 ettari, due anni fa erano 19.206, determinando una crescita del 42% in 11 anni. A livello di tonnellate, nello stesso arco di tempo sono letteralmente esplose, registrando un aumento dell’82%. In Senegal la crescita è stata ancora più importante. Le superfici investite dal 2010 al 2021 sono aumentate addirittura del 266%, mentre i volumi di produzione del 569%. 


Anche la produzione europea ci regala un panorama differente per i cocomeri, prodotto su cui la Spagna doppia l’Italia in termini di quantitativi prodotti in un anno (648.190 versus 1.382.280). Il terzo Paese sul podio è la Grecia, che nel 2021 ha prodotto 480mila 650 tonnellate di angurie, con un calo del 25% in 11 anni.
Per quanto riguarda i volumi di importazione delle angurie, l'Italia nel 2021 ha aumentato del 6.630% rispetto al 2014 i prodotti provenienti dal Marocco, che si pone così sempre più come player di tutto rispetto e cruciale per l’Italia nella prima parte dell’anno, del 74% dalla Spagna e del 67% dalla Francia. Cala invece del 39% il prodotto greco e del 34% quello senegalese. 

Analizzando i dati più recenti inerenti la campagna tra gennaio e ottobre 2022, questi ci dicono che dalla Grecia abbiamo importato 20mila tonnellate, dalla Francia 6mila 598, dalla Spagna 8mila 945, dal Marocco 1.834 e dal Senegal 380 tonnellate. Questo significa un incremento per tutti i Paesi rispetto al 2021 eccetto dalla Spagna il cui import è diminuito di quasi 3mila tonnellate. Dati da prendere con le pinze quelli sul breve periodo, naturalmente influenzati dalle condizioni meteorologiche, che influiscono sia su produttività che consumi. 

Matteo Bano, account manager anguria e melone di Basf commenta: “Il comparto produttivo si trova ad affrontare diverse sfide a livello Europeo; alcune sono trasversali tra i paesi, altre possono rappresentare delle opportunità per la filiera produttiva italiana. Nunhems offre da sempre soluzioni di successo per le colture di melone e anguria e, conoscendo bene le dinamiche del mercato, può offrire un assortimento completo valido per tutti i segmenti. Con il nostro lavoro – conclude - possiamo aiutare le aziende a cogliere nuove opportunità per differenziarsi e conquistare nuovi mercati”. 

Questo articolo è stato lanciato in anteprima sul servizio di aggiornamento settimanale su WhatsApp di Nunhems dedicato a melone e anguria (clicca qui per sapere come effettuare l'iscrizione).