Mercati, il Natale non si sente

Il punto da nord a sud: trend deludenti

Mercati, il Natale non si sente

La musica è cambiata. Il Natale non rappresenta più, come in passato, uno dei periodi più fortunati dell’anno per le vendite. Abbiamo coinvolto gli operatori dai principali mercati italiani – Milano, Torino, Padova, Bologna, Roma, Vittoria, Bari – per analizzare i trend commerciali del periodo e per tirare le somme di quest’annata tutt’altro che facile. Il 2022 infatti era partito con il piglio giusto ma il prolungarsi del conflitto russo-ucraino e l’aumento dei costi energetici hanno influito negativamente sui consumi. Ma vediamo le opinioni dei singoli operatori.

Partiamo da Milano. Per Giampaolo Musso della Italfrutta Distribuzioni, ditta che opera presso l’ortomercato “Il periodo non è buono – spiega a IFN - stiamo lavorando di meno considerato che dettaglianti e mercati stanno avendo difficoltà per le ordinazioni. Per la Gdo invece stiamo lavorando meglio: i consumatori che si recano nei supermercati e centri commerciali, spesso ne approfittano per acquistare anche ortofrutta”. E continua: “Senza questo canale si ‘sfogo’ avremmo realizzato il 30% in meno di vendite, quindi possiamo immaginare le difficoltà di chi si rapporta solo con i dettaglianti”. Il commento di Musso sulla restante parte dell’anno è invece abbastanza positivo: “Abbiamo lavorato bene per tutto il 2022, anche se nel periodo estivo qualche articolo come l’uva non è stato valutato bene”. Rimanendo sui prodotti, il grossista sottolinea un andamento sottotono per le arance, prezzi alle stelle per i fichi d’india e quotazioni abbastanza basse per mele e pere, considerati i volumi alti. Altalenante invece il trend degli ortaggi, dati gli sbalzi di temperatura, che in alcuni momenti hanno fatto schizzare le zucchine anche a 3 euro al chilogrammo. Per il 2023 non si respira molto ottimismo: “Siamo collegati alla filiera produttiva ma anche al commerciante e al consumatore e conosciamo tutti i problemi – conclude il grossista - ma cerchiamo di far passare la crisi senza problemi”. 

Spostiamoci ora su un’altra piazza del nord Italia: quella di Torino dove è attivo lo stand Quirico srl. “Non accogliamo il 2023 con particolare entusiasmo - spiega  a IFN Carlo Quirico, titolare dello stand - gli ultimi mesi dell’anno sono stati molto complessi e ci lasceranno in eredità parecchie incognite” Secondo l’operatore, una volta terminati i fasti del periodo pandemico, le strutture sono tornate alla normalità e l’ultimo anno è stato molto insidioso. “Dopo l’epidemia, i consumi sono frenati – dice Quirico - anche i clienti che puntavano alla merce extra, adesso cercano  prodotti economici per risparmiare”. La qualità non basta più per rilanciare le vendite e affrontare l’aumento delle bollette. “Abbiamo costi quadruplicati e i mercati vanno a rilento – puntualizza l’imprenditore – sicuramente la guerra e il conseguente aumento del caro energia ha influenzato il potere d’acquisto. Dall’altro canto noi siamo un punto di contatto con la produzione e comprendiamo che per recuperare gli investimenti è opportuno avere delle quotazioni più alte”. Sull’andamento prodotti, il grossista denota il successo registrato dai meloni, mentre gli ortaggi si sono rivelati instabili sia in termini di prezzi che di approvvigionamento. Secondo il grossista serve un intervento deciso degli enti gestori delle strutture per definire delle line guida per il futuro.

L’export ha invece salvato il mercato di Padova, come ci ha segnalato Roberto Boscolo operatore della Gbr Ortofrutticola e presidente del Gruppo Grossisti. “L’esportazione in Austria, Paesi balcanici, Croazia, Ungheria e Romania – spiega a IFN - ci ha consentito di reggere in autunno e in inverno anche se non in modo costante, mentre i consumi interni non ci hanno regalato soddisfazioni”. 
Le vendite sono rimaste piatte anche in questa settimana che precede le feste: “Il consumo non c’è e l’unica referenza che dà soddisfazione è l’ananas, ma non si vedono certo le vendite degli anni passati”. Un trend che rientra in un’annata in chiaroscuro. “Il primo semestre è stato abbastanza buono- dice Boscolo - In estate abbiamo registrato consumi alti di frutta per le temperature particolarmente elevate e i prezzi discreti. Allo stesso tempo però è subentrata la problematica del rincaro delle bollette energetiche, che hanno messo in serio pericolo le aziende. È stato l’inizio del tracollo che si è verificato da ottobre, con i consumi raso terra”.

“Non c’è un prodotto che performi meglio di un altro”. A dirlo a IFN è Giancarlo Venturi, operatore presso il centro agroalimentare di Bologna per l’azienda Cenerini, che sottolinea le difficoltà di questo periodo prenatalizio. Neanche i prodotti di stagione raggiungono dei buoni picchi di vendita: “I carciofi dovrebbero essere molto richiesti e invece si vendono poco, stessa cosa per l’uva da tavola: il periodo la richiede ma non c’è domanda”. Per Venturi si conclude un anno che non ha brillato. “C’è stato un notevole calo dei consumi in questi 12 mesi e non riusciamo a capire il perché. L’andamento risulta lo stesso anche in altri mercati, ma è difficile trovare una spiegazione al fenomeno. E le prospettive per il 2023 non sono delle migliori”.

I trend di vendita sono rimasti lenti anche al Car di Roma, se non fosse stato per i tre giorni precedenti la Vigilia di Natale. “Il mercato vero e proprio è iniziato solo mercoledì – spiega a IFN Riccardo Pompei, imprenditore attivo al Car di Roma – ma in generale anno su anno abbiamo visto una flessione delle vendite e in questi termini la programmazione è davvero difficile”. I carciofi rientrano tra i prodotti più venduti insieme ai peperoni ma le forniture non sono ampie: “Correvamo il rischio di arrivare ‘lunghi’, per questo ci siamo regolati in maniera più oculata – dice il grossista – e ora rischiamo di non avere abbastanza prodotto”. Sui prodotti, Pompei sottolinea buone vendite stagionali per clementine, carciofi, uva italiana e spagnola, fagiolini da Kenya ed Egitto; solo in parte arance e ortaggi (pomodori, melanzane, cetrioli e finocchi). Ragionando sull’intero anno, l’operatore prevede un fatturato in calo del 5/10% rispetto all’anno scorso ma in linea con le annate precedenti al Covid. “Se l’anno era iniziato bene, gli ultimi quattro mesi sono andati davvero male – commenta l’operatore – per questo non so quanta fiducia riporre nel 2023”. 

Un focus sull’esotico ci arriva dal mercato di Bari dove opera l’azienda Solfrutta. “In questi giorni pre-natalizi stiamo registrando delle belle vendite per i frutti esotici – spiega a IFN Venturo Tafuni, ragioniere dell’azienda – mentre per le banane riponiamo le nostre speranze nei primi mesi del nuovo anno, quando riapriranno scuole e mense aziendali”. “Stiamo vendendo bene anche i fiori eduli e i germogli – aggiunge – li abbiamo introdotti quest’anno e sono molto richiesti dal settore della ristorazione”. Sull’andamento generale dell’anno, Tafuni segnala diverse difficoltà per la frutta di stagione, in particolare per le banane, mentre il prodotto dell’anno è stato l’ananas: “Abbiamo deciso di puntare sul prodotto di qualità quindi ananas maturato in pianta via aerea e lo abbiamo venduto anche in estate – commenta Tafuni – abbiamo visto che inserendo un prodotto premium, le vendite sono favorite. E anche per il 2023 arricchiremo il nostro magazzino con nuovi prodotti di nicchia, oltre a continuare la nostra scommessa su banane e frutti esotici”.

Passiamo ora in Sicilia: neanche sull’isola i trend commerciali natalizi assomigliano più a quelli del passato. Come afferma Giuseppe Vasile dell’azienda Vasile Eccellenze Siciliane che opera al mercato di Vittoria: “I giorni di festa sono più blandi in termini di acquisti ma questo 2022 è davvero negativo. Le persone preferiscono spendere in altre categorie merceologiche e l’ortofrutta viene accantonata. Non ci aspettiamo particolari sussulti dagli ultimi giorni dell’anno e questo clima instabile non sta aiutando a stabilizzare i mercati”. Sui prodotti, il grossista commenta: “Attualmente stiamo avendo difficoltà con tutti gli ortaggi ma per il 2022 la referenza più costante in termini di vendite e prezzi è stata la melanzana”. Sono state numerose le problematiche per i pomodori: “Abbiamo avuto tanti ostacoli da superare e chiudiamo l’anno nel peggiore dei modi. Tra i tanti problemi per i grappoli, il caldo non ha aiutato le produzioni e il ToBRFV sta influendo sulle scelte produttive. Solo il ciliegino in questi ultimi giorni dell’anno si difende con i prezzi perché i quantitativi sono limitati. Momento nero per il datterino mentre il piccadilly ha invaso il mercato”. Ma il 2022 non è stato tutto negativo e la primavera aveva riservato soddisfazioni: “L’offerta delle referenze era equilibrata – dice il grossista – e i prezzi molto redditizi. Poi dai primi scorci dell’estate il mercato ha avuto un tracollo importante e abbiamo subito l’aumento dei costi”. “Adesso urge un intervento delle istituzioni – conclude Vasile – per riequilibrare le dinamiche di mercato e sperare in un 2023 più stabile”.

Hanno collaborato Angelo Angelica e Lucia Caselli