«Mercato, sopravviverà solo con l’orario diurno»

Il grossista Municchi (Geo): «La sperimentazione era doverosa»

«Mercato, sopravviverà solo con l’orario diurno»

Questo mese doveva essere di sperimentazione dell’orario diurno per il mercato di Firenze (MercaFir) ma così non è stato. In seguito alla decisione del comune di bloccare l’iniziativa per dialogare con le associazioni di categoria, molti operatori si sono ‘risvegliati da un brutto sogno’.

E’ il caso di Daniele Municchi, grossista dell’azienda Geo, che commenta: “Non abbiamo ancora capito che il problema non è solo a livello locale: se le cose non cambiano, tutto il settore dell’ingrosso italiano sarà in pericolo e senza un adeguato ricambio generazionale. Per capire la gravità del problema, basta guardare il nostro stand: è l’unico in cui lavorano ancora i figli dei titolari”.
E continua: “La domanda che dobbiamo porci è se vogliamo veramente far sparire un settore così importante, l’unico che ha sempre assicurato continuità lavorativa anche durante la pandemia e le crisi economiche. E non si tratta solo di una mossa legata alla riduzione dei costi, stiamo parlando di salvare un intero settore e di non darlo in mano a persone incompetenti o senza alcuna attenzione alla qualità”.

I possibili scenari elencati da Municchi con la continuazione dell’orario notturno sono due: dettaglianti che chiudono la loro attività o che decidono di lavorare in maniera prettamente orientata al prezzo e senza alcuna attenzione al valore del prodotto. Una tendenza, quest’ultima, già in atto nei principali mercati del nord Italia: “Anche al mercato di Milano, noto per la sua forte attenzione alla qualità, ho già iniziato a trovare merce lavorata in maniera grossolana – commenta il grossista – e, quanto succede lì, presto si potrà vedere anche in altre piazze italiane: sarebbe un vero peccato per la tradizione del made in Italy e chi fa qualità rischia di restarne escluso”.

Municchi categorizza come ‘assurde’ le motivazioni di chi è contrario al cambio orario: “E’ inutile nascondersi dietro all’abitudine del ‘si è sempre fatto così’. Oggi solo un pazzo è disposto ad alzarsi alle 3 del mattino per concludere l’attività alle 21. Capisco solo in parte le motivazioni di chi è ormai arrivato a fine carriera ma esorto le nuove generazioni a non stare con le mani in mano: il futuro del settore, e parliamo dei prossimi 20 anni, si può costruire solo oggi. I cambiamenti sono duri da affrontare ma nel nostro caso necessari”.

Il problema non affligge solo i mercati all’ingrosso ma anche quelli rionali: “Finché continueranno a farli la mattina, quando la maggior parte delle persone sono chiuse in ufficio fino a sera, sarà una resa incondizionata. Non si può guardare solo ad una fascia di consumatori ridotta come ad esempio i pensionati: l’obiettivo è garantire sempre l’acquisto come al supermercato o dal dettagliante o al mercato rionale”.

Municchi considera inutile anche la polemica sulla mancata freschezza dei prodotti in caso di orario diurno: “La merce che ci arriva alle 9 di mattina viene comunque venduta nel giorno successivo, dobbiamo forse considerarla un prodotto ‘vecchio’?”.
E conclude: “Nessuno ormai vuole più fare il nostro lavoro e stiamo assistendo ad uno svilimento della professionalità: stiamo strapagando persone perché si alzino nel cuore della notte e non perché siano particolarmente in gamba. Inoltre non abbiamo la possibilità di investire nelle giovani generazioni. Sperimentare l’orario diurno in questi mesi più ‘scarichi’ per noi sarebbe stato fondamentale e siamo perciò molto delusi. Speriamo di poter recuperare presto: uno stravolgimento deve esserci per non far diventare la situazione un’emergenza. L’importante è provarci e correggersi, non certo sbagliare”.