"Mio figlio diciannovenne lascia l’orticoltura"

La toccante testimonianza di un lettore sul problema del ricambio generazionale

"Mio figlio diciannovenne lascia l’orticoltura"

Caro Roberto, innanzitutto complimenti per il lavoro svolto con precisione e professionalità...non è così scontato.
Parlo da produttore, nato 25 anni fa da riconversione aziendale, da classica azienda cerealicolo-zootecnica a orticola. Azienda rilevata dal nonno che, dopo avere vissuto in pieno la crisi della "mucca pazza", ha deciso di virare su indirizzi più remunerativi. Inutile fare analisi sui prezzi quando Lei ne è perfettamente a conoscenza, un solo dato simbolico parla di 2.600 lire/kg pagati per il lattughino allora contro gli 1,15/1,20 euro di prezzo medio percepiti ora. Il confronto non lascia scampo anche al meno preparato di tutti: prezzi fermi da più di 20 anni e la mancata indicizzazione degli stessi ha portato ad uno stallo settoriale.
Le colpe sono tante e di tanti, un esame di coscienza va fatto anche internamente su alcuni produttori che, presi dalla smania di facili guadagni hanno coperto molto più di quanto assegnato nelle programmazioni, generando quella quota di merce in eccesso creando di conseguenza mercati paralleli che hanno avuto solo il demerito di generare prezzi sempre più bassi.
Purtroppo non siamo riusciti e non stiamo riuscendo ad uscirne, nonostante la pressione continua sulle associazioni di categoria a livello territoriale con le quali poco si riesce a concludere, e nonostante l'incontro con il direttivo ISMEA, dove, alla Dottoressa Zaganelli, abbiamo messo a disposizione il nostro tavolo di studio per fornire dati specifici e veritieri in merito ai costi di produzione. Non per ultima, la ricerca spasmodica di qualche politicante sensibile all'argomento che possa in qualche modo provare a riequilibrare la bilancia  che ormai ahimè è a favore solo della GDO.
Un altro dato, forse più affettivo che di analisi, è il fatto che dubito nel settore possa esserci nel futuro un ricambio generazionale che possa lasciare le redini di quello che abbiamo creato con fatica, investendo tempo, denaro e portando il settore ad un livello di innovazione che forse abbiamo solo noi. Mio figlio 19enne inizierà lunedì un esperienza lavorativa, in una fabbrica che monta valvole idrauliche per il petrolio; già, proprio così, nonostante io sia alla ricerca costante di manodopera e naturale possa sembrare il passaggio, io non vedo futuro nel settore se nessuno ci dà una mano e questo umanamente fa male.
Mi scuso per la lungaggine e mi rendo disponibile a qualsiasi chiarimento. 
Buon lavoro
Baresi Mauro 

Caro Mauro, prima di tutto grazie dei complimenti. La Sua lettera fotografa bene la storia di tante imprese del nostro sistema ortofrutticolo. Conversione, poi crescita e, infine, oggi orizzonti incerti per non dire bui. Purtroppo fin qui niente di assolutamente nuovo e, ahimè, poche soluzioni all’orizzonte; non tanto perché non ve ne siano ma perché mancano le condizioni per praticarle. Nessuno vuole fare un passo indietro per farne, poi, due avanti e tutti continuano ad arroccarsi sulle loro posizioni, legittime ma che portano a un lento e inesorabile declino. Uno stimolo a superare questo stallo dovrebbe venire leggendo la seconda parte della Sua lettera, quando parla di Suo figlio. La miopia del sistema non crea solo danni agli operatori di oggi ma, soprattutto, alle prospettive di quelli di domani, allontanando di certo i più bravi e impoverendo così ulteriormente il sistema. Ho parlato di “ortofrutta di lusso” per il nostro sistema (clicca qui per leggere l'articolo) non per tendenze megalomani ma perché, senza soddisfazione professionale e di reddito, il nostro sistema, fatto di microimprese, per lo più familiari, non ha futuro e non possiamo neanche immaginare che, in questo sistema paese, si converta in giganti multinazionali dell’agro-finanza. Non ci resta che l’eccellenza, per vocazione e necessità, come ho scritto. Chissà che, se si avverasse questo scenario, Suo figlio non cambi idea. Intanto, gli faccio un grande in bocca al lupo per la Sua nuova esperienza.


Roberto Della Casa