Nocciole, raccolto ridotto all'osso -70%

«Anche per la prossima stagione situazione negativa»

Nocciole, raccolto ridotto all'osso -70%

La corilicoltura italiana, l’eccellenza che tutti ci copiano, la capacita di coltivare, trasformare e creare prodotti dolciari con la nocciola famosi in tutto il mondo, è in crisi.
Tra gelate e siccità già i produttori avevano perso una percentuale enorme di prodotto, la crisi economica ed energetica sta dando il colpo finale ad un settore che tutto il mondo ci invidia. 
La raccolta delle nocciole, partita intorno alla metà di agosto, si è conclusa. Adesso si sta procedendo, attraverso gli appositi macchinari, a selezionarle e, in seguito, a essiccarle. Come è andata la stagione produttiva? Lo abbiamo chiesto a Fabio Bottero di Carrù, presidente Cia di Mondovì e titolare di una struttura agricola di settanta ettari dei quali trentacinque coltivati a noccioleti in diversi Comuni della zona: oltre a Carrù, Farigliano, Clavesana, Bastia, Lequio Tanaro, Piozzo, Bene Vagienna e Ceva. Dunque, un imprenditore del comparto che può dare la lettura della situazione rispetto a un territorio ampio e diversificato. «A giugno le prospettive erano davvero buone, con le piante cariche di frutti. Dopo, alcuni gravi problemi hanno compromesso in modo disastroso la stagione – spiega –. Il raccolto, rispetto allo scorso anno, è del 70% in meno, ma in alcune zone si arriva anche al 90%. Una perdita economica notevole. A cui si aggiunge l’incertezza sul prezzo di vendita».

«Anche le prospettive per la prossima stagione non sono buone, le piante sono stremate»
«Abbiamo dovuto fare i conti con la perdita di numerose nocciole che non hanno completato il ciclo di maturazione e sono state espulse naturalmente dalle piante – prosegue Bottero –. Il caldo e la siccità hanno provocato uno stress climatico che non ha consentito in molti casi al frutto di riempire totalmente il guscio. Perdendo, così, in resa e qualità. Inoltre, i forti temporali con vento di inizio agosto hanno spaccato tanti rami contribuendo in modo determinante alla mancata produzione. Sul prezzo di vendita ad oggi non ci sono certezze, la speranza è che possa essere almeno sopra gli 8 euro punto resa. Però, data la scarsissima quantità raccolta e quanto si deve scartare nella selezione in ogni caso non si possono recuperare le spese sostenute. Per la prossima stagione – conclude – le prospettive non sono buone, perché le piante hanno risentito in misura troppo rilevante della siccità. Sono stremate. Tanti cespugli stanno seccando. Se non piove nei prossimi quindici-venti giorni, li perderemo per sempre. Inoltre, ci sarà bisogno di un inverno normale in modo che la pianta posso formarsi e compiere il suo ciclo vegetativo per la nuova annata. Situazioni climatiche che, se non si verificheranno, ci stanno dando parecchie preoccupazioni. E comunque, poi, servirà un lavoro non indifferente di potatura».

 

Fonte: L' Unione Monregalese e Radio Alfa