Pistacchio di Bronte, il pericolo contraffazione è dietro l’angolo

Paparo (Consorzio di tutela): “Più controlli. Settore in fermento grazie ai giovani”

Pistacchio di Bronte, il pericolo contraffazione è dietro l’angolo

ll pistacchio di Bronte si trova ormai in ogni dove. Eppure sebbene l’areale di produzione del frutto Dop sia considerevole, non è così esteso da poter far fronte a tutto il pistacchio di Bronte che si vede in distribuzione, dai negozi specializzati alla pasticceria, dall’industria dolciaria alle gelaterie. L’oro verde dell’Etna, che nel 2009 ha ottenuto il riconoscimento comunitario, è quindi soggetto al pericolo contraffazione.
L’agronomo Alfio Paparo, componente del direttivo del Consorzio di Tutela pistacchio verde di Bronte e titolare dell’azienda agricola Aroma Sicilia, lo conferma a IFN.

“Il potenziale produttivo del pistacchio di Bronte è considerevole, si estende su circa 3000 ettari compresi tra i 400 e i 900 metri di altitudine e costituisce il 90% della produzione italiana e l’1% di quella mondiale, dove i protagonisti sono Stati Uniti e Iran. Ma le richieste continuano a crescere: ed ecco che da qui scaturisce il problema della contraffazione”.
Il pistacchio di Bronte Dop è un prodotto ricercato e di valore – ora anche il mercato orientale si sta orientando verso questa referenza – e il suo costo al chilo può oscillare tra i 40 e i 50 euro. Ecco perché la contraffazione ha posato gli occhi sull’oro verde siciliano. 
Il problema va arginato, come richiedono gli operatori, e gli strumenti ci sono: dall’Icqrf alle attività ispettive del Consorzio, ma urge incrementare il controllo.

“Riconoscere un pistacchio di Bronte – spiega Paparo – non è complesso come sembra, ovviamente, ci vuole un minimo di conoscenza del prodotto. Rispetto ad altri pistacchi quello etneo ha delle dimensioni ridotte, un caratteristico colore violaceo ed il sapore è molto intenso grazie all’elevata percentuale di sali minerali conferiti dal terreno lavico. L’identificazione del prodotto è più complessa nei trasformati dove il sapore e il colore possono essere alterati”.
Il pistacchio è una coltivazione antica che nonostante l’attenzione dei mercati internazionali conserva le sue tradizioni. “Da un punto di vista agronomico le tecniche sono rimaste immutate, si esegue una smallatura tradizionale e l’asciugatura avviene al sole per lasciare intatte tutte le caratteristiche del prodotto, senza l’ausilio di forni – illustra l’agronomo - Tra poche settimane ci sarà la sagra del pistacchio che oltre a mettere in evidenza le qualità organolettiche sarà anche un momento di confronto. 
 

Tra i pistacchieti c’è una presenza numerosa di giovani che hanno deciso di prendere le redini delle aziende familiari e possono fortificare il legame con il territorio e costruire possibilità lavorative”.
Anche tra le campagne di Bronte i problemi non mancano: è stata sottolineata la ridotta disponibilità di manodopera e l’impennata dei costi dei concimi, fattori che si abbatteranno sul raccolto 2023. Il cambiamento climatico è un altro aspetto delicato, soprattutto durante la fase di fioritura e impollinazione dove i cali termici improvvisi possono creare non pochi problemi.