«Sostenibilità, mettere al centro il prodotto»

Dall’Agata (Bestack) e la proposta di normativa europea sugli imballaggi

«Sostenibilità, mettere al centro il prodotto»

Vietate le confezioni monouso, in ortofrutta sotto il 1,5 kg, e prevista una riduzione di imballaggi del 15% pro-capite per ogni Paese entro il 2040. Alla luce di una maggiore sostenibilità, l’Unione Europea ha messo sul tavolo le sue carte per il settore imballaggi: nonostante queste proposte debbano ancora essere approvate dal Parlamento e dal Consiglio europeo, hanno già scosso le filiere produttive che si pronunciano fortemente contrarie.
Con Claudio Dall’Agata, direttore generale del consorzio Bestack, abbiamo focalizzato l’attenzione sul vero significato del termine sostenibilità e sull’importanza rivestita dal comparto imballaggi.

Dobbiamo ragionare in termini strategici sulla proposta avanzata dalla Commissione Europea che parla di imballaggi – spiega Dall’Agata a IFN – quando la domanda da porsi deve essere: come facciamo ad essere più sostenibili? Che si traduce nella ricerca di soluzioni per sprecare meno cibo e per conservarlo meglio: devono esserci imballaggi in grado di raggiungere questi obiettivi e devono essere personalizzati per ogni prodotto, come i nostri Imballaggi Attivi. Il protagonista è il prodotto e non l’imballaggio”.
Ma la ricerca di sostenibilità non finisce qui: “Gli imballaggi devono poter esser raccolti e riciclati: dobbiamo capire che la sostenibilità non è solo questione di imballaggio e che il confezionamento vale solo l’8% dell’esternalità complessiva del prodotto, la vera sfida è ragionare sul restante 92% e quindi a non buttare ciò che si è prodotto”.

Il direttore di Bestack si dice sorpreso e preoccupato dalla proposta di normativa europea: “Se sulla questione c’è un’alzata di scudi da tutti i soggetti della filiera in maniera trasversale, è perché probabilmente non focalizza il problema principale. La proposta della nuova normativa si concentra sugli imballaggi e sulle loro caratteristiche ma dobbiamo iniziare ad analizzare il contesto, che è ciò che conta veramente. Come aveva anticipato anche Claudio Mazzini (Responsabile commerciale freschissimi di Coop Italia) durante un convegno ad Ecomondo, sostenibilità non significa ragionare solo sugli imballaggi ma sulle modalità per evitare gli sprechi di prodotto e quindi sugli imballaggi più performanti in questo senso”.

Andare oltre all’imballaggio, significa valorizzare i sistemi di recupero e riciclo. “La normativa proposta dalla Commissione europea sembra ragionare solo sulla prevenzione di rifiuto di imballaggio e sul fatto che immettendo meno imballaggi si è più sostenibili  – continua Dall’Agata – ma in questo modo non si tiene conto del valore del riciclo che, peraltro, in Italia ha già raggiunto livelli altissimi: basti pensare che il tasso di riciclo della carta è pari all’85% mentre è meno virtuoso per gli altri materiali. La vera domanda che dobbiamo porci è quali imballaggi consentono di ridurre l’impatto ambientale complessivo e non quali non devono essere prodotti”.

Secondo il direttore di Bestack, gli step da seguire sono i seguenti: scegliere imballaggi per la riduzione dello spreco alimentare e che rappresentino una garanzia per il mantenimento del prodotto, ottimizzare il recupero per avere materie prime seconde da reinserire nei processi produttivi ed evitare la dispersione, utilizzare materiali da imballaggio provenienti da fonti rinnovabili. “Solo così riusciremo a garantire la massima sostenibilità con l'idea di trovare, dati alla mano con studi terzi e certificati, le confezioni migliori per singole situazioni” commenta.

Appare chiaro che gli imballaggi sono stati i pionieri della sostenibilità ma non possono rimanere gli unici protagonisti: la sostenibilità deve abbracciare tutti gli step della filiera, assicurandosi determinati standard dalla produzione fino al recupero degli scarti, senza dimenticare le fasi di distribuzione, logistica e conservazione.