L'agroalimentare? Vivo, vegeto e chiede spazio sui media

Sulla scia di quanto accade online, il nostro settore ritrova peso anche sulla carta stampata

L'agroalimentare? Vivo, vegeto e chiede spazio sui media
Se il buongiorno si vede dal mattino, venerdì 4 novembre bastava sfogliare i principali quotidiani nazionali per capire che l'agroalimentare sta bene. Secondo settore manifatturiero in Italia, dopo quello della meccanica, come indicano da tempo i dati dell'Istat. Traino dell'economia, a giudicare dalle inserzioni pubblicitarie che quel giorno sono comparse per comunicare eventi, iniziative o, più semplicemente, per rendere visibili singole aziende, consorzi, fiere, sigle della grande distribuzione: tutte, in ogni caso, legate al settore agroalimentare.

Una decina di realtà che, forse per caso (o forse no), quel giorno ha deciso di investire per essere vista e "letta" sui giornali da consumatori, operatori e stakeholder. Quasi la normalità per inserzionisti abituati al web e, negli ultimi anni, alla presenza sui social. Posto che la "carta" pesa (ancora) come il piombo.

Da Coop Italia e Ferrero, accomunate da un messaggio sull'olio di palma (contro a oltranza la prima, favorevole e, anzi, quasi paladina dell'ingrediente per produrre l’inimitabile Nutella, la seconda); da Conad, a Rimini Fiera (l'offerta Bassi&Fissi da una parte, la manifestazione Ecomondo dall’altra); da Eima (il Salone dei trattori e delle macchine agricole, che inaugura mercoledì a Bologna), a Mutti (con il premio "Pomodorino d'oro", all'insegna della qualità dell'oro rosso). E poi Opera, il network di imprese che punta all'export in grande scala delle pere italiane, il Consorzio del Gorgonzola con il suo testimonial d'eccezione (lo chef Cannavacciuolo), Naturasì e la sua storytelling sul biologico.

A memoria, una concentrazione di brand di rado vista su giornali di carta in un sol giorno d'autunno. E che fa riflettere sulla potenza (e il valore) della nostra agricoltura, della nostra industria di trasformazione e, anche, del commercio di prodotti alimentari. Quasi una piece teatrale al servizio di consumatori scostanti e troppo spesso distratti da una quotidianità che concede ormai rare emozioni. E se non è stato un buongiorno quello di venerdì...

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