Biologico nel mirino di Report, Ccpb: rappresentazione distorta

Piva: ecco perché il sistema di certificazione è affidabile

Biologico nel mirino di Report, Ccpb: rappresentazione distorta
A poco meno di un mese dalla puntata di Report che ha puntato le telecamere sul biologico (ribattezzato per l'occasione "bio illogico"), continuano le reazioni di un settore che, per dirla con l’amministratore delegato del Ccpb Srl Fabrizio Piva, si è sentito al centro di “ruvide attenzioni”.

E se nei giorni successivi alla trasmissione si era registrata la reazione dell’ente di accreditamento Accredia, adesso è lo stesso Ccpb a scendere in campo con un ampio e articolato intervento del suo "Ad". Un approfondimento, quello contenuto nella newsletter Ccpb, in cui risponde punto per punto alle accuse e si toglie qualche sassolino dalla scarpa:  “E’stata data una rappresentazione del settore distorta, fornendo un’immagine pessima e non corrispondente alla realtà di migliaia di imprese che lavorano e si impegnano in modo serio ed onesto rischiando ogni giorno su mercati sempre più difficili”, scrive Piva.



Che tiene a precisa come l’indipendenza sia “caratteristica imprescindibile per un organismo di certificazione accreditato, coerentemente con la norma Iso 17065… Essere terzi significa non appartenere a categorie che necessitano di una delle attività di certificazione offerte dall’organismo, e ciò garantisce l’insussistenza di interessi direttamente correlati ad una delle imprese o delle categorie interessate”. 

In merito al fatto che la certificazione sia pagata dalle imprese - fatto stigmatizzato da Report - Piva definisce “ovvio che un servizio offerto ad aziende che liberamente lo scelgono sia pagato da queste e che il costo sia, come tutti i costi di produzione, riversato sul prezzo finale; diverso è il caso dei controlli ufficiali, il cui scopo è garantire la società civile in relazione ad un diritto inalienabile corrispondente al diritto alla salute ed il cui costo è a carico della fiscalità pubblica”. 
“Il contributo a carico di migliaia di imprese - precisa - è il miglior deterrente al “controllo” da parte di poche imprese e ciò garantisce l’indipendenza”.



Quindi il passaggio sul Consorzio il Biologico, che controlla Ccpb, altra questione che aveva suscitato particolare interesse da parte di Report: “le imprese di questa azienda cooperativa - sottolinea Piva - appartengono a tutte le fasi della filiera agroalimentare e, per caratteristica stessa delle cooperative, vale il principio di “una testa un voto”; una sorta di “public company” in cui non vi è prevalenza di nessuna delle imprese ma l’interesse di ognuna affinché l’organismo di certificazione svolga al meglio il proprio servizio per garantire e mantenere un’elevata reputazione a vantaggio dell’integrità di tutta la produzione indipendentemente dall’azienda interessata”. 

 “Queste - conclude Piva - sono le caratteristiche che hanno consentito a Ccpb Srl di essere riconosciuto ed accreditato ad operare in qualità di organismo di certificazione nelle aree geo-economiche più importanti del mondo e questo è quanto abbiamo doviziosamente spiegato a Report ma che non è stato trasmesso”. 

“Dispiace anche - conclude Piva - che alcuni attacchi al comparto, e alla sua immagine, siano provenuti dall’interno del settore stesso e che la sua difesa sia stata lasciata all’iniziativa di alcune imprese che, in modo coerente con la propria storia, hanno sentito l’esigenza di difendere l’impegno e l’abnegazione che hanno profuso in tanti anni di lavoro”.

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