Crisi delle drupacee: l'epilogo di un destino segnato

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Crisi delle drupacee: l'epilogo di un destino segnato
Chi finge anche solo sorpresa sull’attuale situazione commerciale per pesche e nettarine mente prima di tutto a se stesso se ha solo un minimo di competenza sul funzionamento del mercato dell’ortofrutta. Infatti, vi basterà rileggere quanto scrivevo nel luglio del 2011 su Italiafruit ( cfr Il Fondo su Italiafruit Weekly ) in merito alla situazione del comparto pesche e nettarine durante la crisi di quell’anno, per renderVi conto che da allora nulla di significativo è cambiato, per cui le ragioni delle difficoltà di oggi sono in minima parte dipendenti dalla crisi economica attuale, che non fa altro che accentuare le profonde carenze di fondo della peschicoltura nazionale, che sono ancora quelle di tre anni fa.

Le 5 aree di azione

Perciò, anziché unirmi al coro dei piagnistei, vorrei provare a descrivere in modo sintetico 5 aree prioritarie d’intervento per rilanciare il comparto. Niente di straordinario, lo anticipo, gran parte delle cose che sto per scrivere sono note ma, secondo me, il punto chiave è che richiedono una sequenza specifica d’applicazione per essere efficaci, se no rischiano di rivelarsi inutili. A questo proposito vorrei che foste Voi, cari lettori, ad indicare la Vostra sequenza di applicazione, per vedere se la pensate come me e, nel caso, perché non si sia fatto e non si stia facendo quanto realmente servirebbe per lo sviluppo della nostra peschicoltura con un programma coordinato di interventi, anziché tante azioni – anche consistenti – ma troppo isolate per essere efficaci. 

Procederò quindi nell’analisi in ordine alfabetico e non seguendo la sequenza di applicazione che ritengo corretta.

AGGREGAZIONE – malgrado vi sia la presenza di imprese di dimensioni rilevanti per il settore ortofrutticolo nella fase di commercializzazione delle drupacee, l’assetto organizzativo della peschicoltura – più al sud ma anche al nord - non è rispondente alla concentrazione in atto a livello produttivo nei competitors e così anche in ambito distributivo, sia all’estero che in Italia. Quando cito a modello l’esperienza della Val di Non, con lo sviluppo di un Consorzio di Gestione della produzione di 16 cooperative, tutti evidenziano sempre e solo le differenze con le drupacee, a partire dalla deperibilità per finire all’ampiezza dell’areale produttivo; nessuno, dico nessuno, evidenzia le analogie - a mio avviso superiori alle differenze - che dovrebbero dare coraggio per alzare il livello di aggregazione rispetto all’attuale, non solo in termini dimensionali ma anche di qualità dell’organizzazione.

CULTURA D’IMPRESA – La maggior parte delle attività imprenditoriali richiede visione di ciò che accadrà nel medio periodo perché gli investimenti fatti necessitano tempi di ammortamento quasi sempre significativi, ma in frutticoltura il concetto è ancora più esasperato perché occorre anche attendere che l’investimento fatto entri in produzione. Malgrado ciò non sappiamo nemmeno esattamente quanti ettari di pesco siano piantati in Italia per le principali varietà e, in base all’età, con quale orizzonte produttivo. Di questo non vi deve essere neppure una reale domanda, come non vi è per un’analisi dei reali consumi, se no si sarebbe generata un’offerta. Le ragioni risiedono in una grande carenza di cultura imprenditoriale nel comparto, carenza tipica del mondo agricolo, che preferisce sfidare la sorte affidandosi al fiuto piuttosto che provare a programmare e gestire il business. Per questo, appena si ha notizia che qualcosa pare funzionare si passa direttamente a copiare in modo generalizzato senza farsi troppe domande sul futuro. I disastri di questo approccio sono sotto gli occhi di tutti anche per le drupacee ma senza maggiore consapevolezza e cultura non si cambia metodo.

INNOVAZIONE TECNOLOGICA – Le tecnologie ci possono essere di grande aiuto per rivitalizzare il comparto delle pesche e delle nettarine. Non solo sul fronte delle pratiche agronomiche per ridurre l’effetto delle malattie, dei parassiti e favorire la standardizzazione della produzione ma, soprattutto, a livello delle strutture di lavorazione dove all’efficienza per ridurre i costi possono accompagnare l’efficacia per selezionare qualità standardizzate nell’ottica del consumatore che permettano di rispettare la promessa fatta all’utente finale, troppe volte disattesa soprattutto su questi prodotti.

INTERNAZIONALIZZAZIONE – Come si può pensare che due mercati, Italia e Germania, su cui si concentra la collocazione commerciale di gran parte della produzione nazionale, possano essere sufficienti per prodotti con un calendario di meno di quattro mesi? Ci si giustifica dicendo che la deperibilità non permette di pensare a mercati lontani anche se, rispetto alla distanza che ci separa dai paesi scandinavi, che regolarmente forniamo con pesche e nettarine, i mercati da servire in rapporto a quelli serviti siano ancora tanti, soprattutto in termini di quota di pancia occupata. Spedire ed esportare sono due attività distinte e nella seconda certo non eccelliamo, soprattutto su questa categoria. Occorrerebbe diversificare maggiormente per avere possibilità di redistribuire l’offerta soprattutto nelle annate di abbondante produzione o quando vi siano sovrapposizioni fra areali produttivi.

RAZIONALIZZAZIONE VARIETALE - Malgrado i grandi passi avanti della ricerca verso varietà di migliori caratteristiche qualitative, non solo sul fronte produttivo, come accadeva dieci anni fa, ma anche rispetto alle esigenze dei consumatori, i singoli agricoltori godono ancora di eccessiva libertà nelle scelte varietali, che porta ad avere un patrimonio da commercializzare ancora troppo ampio e disomogeneo per poter garantire con continuità qualità costante al consumo. Tutto questo determina un atteggiamento prevenuto da parte del consumatore che crede che ogni acquisto sia un esperienza a se e, per questo, diviene molto difficile far accettare prezzi da prodotti premium su pesche e nettarine.

Questa è la breve descrizione delle 5 priorità che ho volutamente trattato in ordine alfabetico ma che, come accennavo, richiedono un approccio con una sequenza ben diversa per cogliere le necessità strategiche e coniugarle con le emergenze tattiche. Per avere il Vostro contributo nell’ordinare le cose da fare e, magari, anche qualche idea in più, nel Fondo della Newsletter trovate un sondaggio a cui Vi chiedo la cortesia di partecipare esprimendo il Vostro parere. Lunedì prossimo pubblicheremo i risultati commentando quanto emergerà. Grazie della collaborazione e a lunedì.

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