Per la nostra Fiera di settore manca solo l’atto finale

Basta bla, bla, bla. Cosa vuole la maggioranza degli operatori è noto da maggio!

Per la nostra Fiera di settore manca solo l’atto finale
Continuare a parlare di ipotesi e nuove idee per la Fiera italiana dell'ortofrutta è ormai poco utile perché marcatamente fuori tempo massimo. Così come è inutile ora pensare a dar voce a tutti, poiché in ogni caso ogni Ente fieristico coinvolto ha completato o sta completando le sue scelte strategiche, come ha ben dimostrato la presentazione di Renzo Piraccini sulle opzioni esplorate da Macfrut con gli altri Enti Fieristici. Possiamo riempire le pagine della stampa di critiche, moniti e panegirici ma non serve a nulla. La verità è che, salvo miracoli dell'ultima ora, avremo almeno tre eventi nel 2015. La preoccupazione di che scrive non è nella pluralità, che di per sé non è un male, ma nel rischio di frammentare le risorse che, nel mondo di oggi, è un suicidio.

Gli operatori si sono già espressi

Su queste colonne il tema era stato sollevato a Maggio (cfr Italiafruit 26 maggio) e l'81% dei nostri lettori aveva compreso e sancito il bisogno di una unica Fiera di portata internazionale per tutta la filiera. Un campione certo piccolo ma molto più significativo delle dichiarazioni e soluzioni (spesso almeno improbabili) di questo o di quell'intervistato.
Avevo pregato le associazioni di rappresentanza delle imprese di tenere conto di quanto era uscito dal sondaggio e di seguire il modello della Produce Marketing Association americana che governa la seconda più importante fiera al mondo sull'ortofrutta sulla scorta delle necessità della filiera USA (la fiera itinerante è un dettaglio che risponde alle loro esigenze, ma è la testa pensante nell'associazione il cuore del progetto). Che il modello sia giusto per un paese importante dal punto di vista produttivo lo si può capire dall'emulazione che ne ha fatto Madrid e dal successo che ha ottenuto, mentre Fruit Logistica è localizzata su un grande mercato di consumo più che di produzione, per cui l'organizzazione in capo a Messe Berlin è perfetta.


Il ruolo delle organizzazioni di rappresentanza

Dopo quattro mesi dal mio appello manca almeno la verifica palese di una iniziativa forte e condivisa in questo senso da parte delle organizzazioni di rappresentanza per governare lo sviluppo di un progetto di filiera. Senza questa ognuno pensa ancora a dire la sua, a pensare al progetto più idoneo e, così, ogni Ente fieristico fa la sua corsa costruendo comitati promotori, chiamando a raccolta gli espositori, ecc..
Lasciando per ora da parte la bontà dei progetti in campo - e quello che ne pensa ciascuno di noi - il tema è un altro: solo le rappresentanze dell'ortofrutta possono trovare un accordo forte - ma che deve essere esplicito e alla luce del sole - con cui dirigere lo sviluppo di questo evento su un unico progetto da condividere. Non tiriamo in ballo la politica, per una volta non ha responsabilità diretta. Il tema è troppo tecnico. Prima si trova un accordo forte nel mondo imprenditoriale, poi si va dal Ministro Martina e si chiede aiuto alla sua realizzazione. Mi pare difficile che possa prendere una posizione netta senza prima un progetto condiviso da coloro che deve rappresentare.

Serve un miracolo italiano

Non serve che tutti siano d'accordo ma basta una larga maggioranza che in modo palese consenta di far quadrare i conti ad un evento e decreti la non sostenibilità di un altro. Senza questa i singoli potranno e dovranno considerare solo le loro utilità individuali, d'impresa o d'associazione. Perché ci si stupisce che qualcuno voglia rimanere a Cesena, qualcuno preferisca Bologna e, nell'ambito di questi ultimi, qualcuno voglia la Fiera con il Sana e qualcuno no? Perché è strano che a Milano si contrapponga Roma e all'autunno l'estate? E' come chiedere la formazione della nazionale ai tifosi. Cosa vi aspettate? Ognuno ha le sue legittime logiche.
Sulla carta i tempi per governare il processo non ci sono più, Fruit Gourmet Expo  e Fruit Innovation partono  a maggio 2015, ma gli italiani sono capaci di fare cose impossibili, nel bene e nel male. Anziché parlare e scrivere serve ora solo agire dandone evidenza e quelli che possono farlo sono un numero limitato di persone, basta che ne abbiano la volontà. Credo che malgrado tutto sia un atto dovuto soprattutto nei confronti dei produttori di ortofrutta che, mai come ora, stanno davvero soffrendo. Staremo a vedere.

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