Batteriosi del kiwi, un macchinario riduce la propagazione

Realizzato da Officine Mingozzi, è stato presentato in un convegno Cso-Cra

Batteriosi del kiwi, un macchinario riduce la propagazione
Con la batteriosi dell’actinidia si può convivere. Nuove tecnologie potrebbero rendere la vita più facile ai produttori di kiwi  e arginare l’avanzata del micidiale killer di frutti che negli ultimi anni tanti guai ha causato al settore.

Nel convegno promosso da Cso e Cra venerdì pomeriggio a Macfrut è stato fatto il punto sull’impatto economico della batteriosi e sulle misure in atto per contrastarlo; Luciano Trentini del Cso ha parlato del progetto del catasto kiwi, dal quale emerge che le aziende italiane sono circa 5.500 e operano su 13.300 ettari e ha evidenziato che ci sono nuovi strumenti potenzialmente in grado di ridurre i rischi da Psa. Si tratta, come spiegato da Marco Mingozzi (foto sopra) delle Officine Mingozzi di Ferrara, di un macchinario già testato in grado, attraverso l’impiego di calore, di ridurre gli inoculi, ridimensionando considerevolmente il rischio di contagio. Il macchinario è stato presentato in anteprima proprio a Macfrut. 

Officine Mingozzi  - protagonista da tempo nella costruzione di macchine per il diserbo e la disinfezione delle coltivazioni ortofrutticole, in particolare nella IV gamma - era stata tra le aziende selezionate nell'ambito del bando emanato da Enama, in accordo con il Ministero delle Politiche agricole, per lo sviluppo di linee di meccanizzazione innovativa, grazie a questo progetto per la bonifica e la disinfezione dell'ambiente di coltivazione del kiwi mediante riscaldamento istantaneo del legno di potatura in grado di ridurre il rischio batteriosi. 

"Con questo macchinario la possibilità di tenere sotto controllo il problema batteriosi è concreta", dice Mingozzi. "Già brevettata e disponibile sul mercato, la macchina ha un'altezza massima di un metro e 60 e la larghezza dipende dal tipo di impianto".

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