Modelli organizzativi, qualcosa finalmente si muove

"Casi" Granata e la Trentina: la notizia è che sono in discussione gli assetti strategici della cooperazione

Modelli organizzativi, qualcosa finalmente si muove
Sono quindici anni che scrivo che per l'organizzazione della commercializzazione non vi sono differenze fra le pere dell'Emilia Romagna e le mele della Valle di Non; anzi, mentre mele Golden di qualità si realizzano anche in altre vallate alpine, per cui vi è competizione fra areali produttivi, le pere Abate dell'Emisfero Nord sono quasi tutte concentrate in un pugno di province dell'Emilia Romagna, per cui la concorrenza è quasi tutta interna.

Mi è bastato coordinare la nascita del Consorzio di Gestione di Melinda nel 2001 per capirlo; allora era un progetto futuristico che solo un gruppo "visionario"  di Dirigenti e Amministratori nonesi poteva immaginare, per di più accettando di farlo progettare e gestire da due "forestieri" come il sottoscritto e Luca Granata, che le mele erano più abituati a mangiarle che a coltivarle e venderle. Oggi è citato a modello da tutti anche se pochi lo conoscono realmente.

Malgrado, da allora, mi sia sgolato richiamando l'attenzione sulla necessità di avere aziende rilevanti per il business in cui operano, moderne, efficienti ma anche efficaci, evidenziando che ciò era possibile anche nel mondo ortofrutticolo dove vi erano distintività, ho dovuto attendere di avere quasi tutti i capelli bianchi (mentre a Luca non è successo nulla perché già allora i capelli non li aveva...) per poter vedere nell'arco di tre mesi qualche vero e serio tentativo di far evolvere i modelli organizzativi della cooperazione ortofrutticola verso un mercato che è profondamente cambiato.

Ha iniziato in gennaio il Consorzio La Trentina affidandomi la sua riorganizzazione su una base territoriale e non aziendale e, oggi, credo stia andando in questa direzione la cooperazione della mia regione se ha chiamato uno come Granata a costruire un nuovo assetto per le pere. Di certo si conferma il motto che "Nemo propheta in patria!".

Purtroppo, però, entrambi sappiamo che i tempi sono cambiati, che occorre ancora evolvere rispetto a quell'esperienza, per ora ancora unica nel panorama nazionale ma già bisognosa di interventi sul piano strategico, dimensionale ed operativo per poter mantenere efficienza ed efficacia. E' però un segnale incoraggiante in un mondo ortofrutticolo nazionale troppo statico a discutere intensamente di massimi sistemi, come l'internazionalizzazione e la globalizzazione, ma con poca progettualità operativa, soprattutto sull'assetto organizzativo delle imprese, mentre altri settori - come l'automotive - ne stanno facendo il tema cardine, come nel caso di Fiat Chrysler Automobiles (FCA).

Speriamo che questi scossoni siano di stimolo ad altre operazioni di cui la nostra "piccola" ortofrutticoltura ha tanto bisogno.

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