«Supercoop punta a strappare il Nord a Esselunga»

Il nuovo Distretto Adriatico, operativo dal 2016, a confronto con la catena di Caprotti

«Supercoop punta a strappare il Nord a Esselunga»
“La Coop vuole strappare il Nord Italia a Caprotti. È qui, infatti, che l'Esselunga è radicata e fa i soldi veri”. Il quotidiano "Il Giornale", mai tenero con il mondo cooperativo, interpreta e sintetizza così l’operazione che ha portato alla nascita del Distretto adriatico delle Coop: i Cda di Coop Adriatica, Coop Estense e Coop Consumatori Nordest, riunitisi lo scorso 20 marzo nelle rispettive sedi di Bologna, Modena e Reggio Emilia, hanno assunto con voto unanime una delibera di indirizzo che dà il via al progetto di fusione fra le tre grandi cooperative di consumatori del Distretto Adriatico i cui obiettivi e contenuti industriali e sociali saranno sottoposti, nei prossimi mesi, al vaglio delle assemblee dei soci delle cooperative stesse.

Le insegne del Nord (Coop Lombardia, Liguria e Novacoop Piemonte) ci avevano già provato in passato ma l'abbozzato progetto d’integrazione non era andato a buon fine. Mentre in Toscana Unicoop Firenze ha sempre tenuto a distinguersi dal movimento emiliano.

Supercoop parte in svantaggio

Corriere Economia ricorda che la “Supercoop” parte in svantaggio: 4,2 miliardi di fatturato e 334 punti vendita contro i 7 miliardi e i 131 punti vendita di Esselunga. Ma ha la possibilità di recuperare: mentre la catena di Caprotti è radicata in Lombardia l'"antagonista" ha una rete di negozi che va dall’Emilia fino alla Sicilia, e in prospettiva fungerà da polo aggregante per le altre realtà del sistema.

Nel dettaglio Coop Adriatica ha chiuso il 2013 con vendite per 2.079 milioni di euro, in lieve flessione dello 0,6% sull'anno precedente, realizzate in una rete di 196 negozi (18 ipercoop e 178 supermercati) in Emilia-Romagna, Veneto, Marche e Abruzzo.

Per Coop Estense le vendite nello stesso anno si attestavano a 1 miliardo 374 milioni di euro, in crescita dell’1,08%. L’utile di bilancio, positivo ma in calo rispetto al 2012 per le ulteriori forti azioni di difesa del potere di acquisto attuate nel corso dell’anno, è di 7 milioni e 384 mila euro.

Coop Nordest ha chiuso il 2013 in modo positivo: 1.139,480 milioni di euro di vendite dell'intero gruppo, un utile di 8,321 milioni che rappresenta il migliore dato degli ultimi 3 anni, un patrimonio netto in incremento a 796,444 milioni e una base sociale che passa da 607.246 a 628.906.

La struttura del gruppo e i nomi

Il nuovo gruppo, sottolinea Corriere Economia, avrà una struttura bipolare: due holding capofila, una per le partecipazioni nei settori finanziario ed assicurativo (Unipol), del turismo, della comunicazione, delle librerie e dell’immobiliare (Igd) e l’altra per la rete retail. Unico il presidente, Adriano Turrini (attuale numero uno di Coop Adriatica) e due gli amministratori delegati: Paolo Cattabiani (ora presidente di Coop Nordest) per le partecipazioni e l’emergente Massimo Ferrari (attuale direttore gestione di Coop Estense) alla guida dei supermercati. Mario Zucchelli, storico leader della cooperativa modenese farebbe invece un passo indietro per un ruolo più defilato.

I tempi? Il primo step della fusione a tre sarà l’integrazione e la razionalizzazione della rete dei punti vendita. Nel 2016 l'aggregazione potrebbe e dovrebbe diventare operativa.

Ristrutturazioni in corso

Da verificare le conseguenze sul piano dell’occupazione. Il nuovo polo parte con 19.700 dipendenti. Il mese scorso Coop Estense ha annunciato la ristrutturazione dei suoi iper in Puglia, con il taglio di alcune centinaia di posti di lavoro. In Sicilia Coop Adriatica e Coop Nordest sono alle prese con il salvataggio di Coop Sicilia. In Friuli la Nordest si occupa del fallimento di Coop Operaie. Nel capitolo della razionalizzazione degli asset non redditizi rientrano poi i 45 iper, un format da tempo in crisi che va rilanciato o dismesso.

Tra i punti di forza della nuova insegna Corriere Economia cita il tesoro del prestito sociale (4 miliardi), e l’opportunità di migliorare la gestione finanziaria, che, secondo Mediobanca, nel 2013 ha pesato per 1,9% del fatturato e ha prodotto un saldo positivo (210 milioni) che ha superato di oltre quattro volte il margine della gestione industriale. Da migliorare anche la redditività a metro quadro: Esselunga al momento ha un altro passo.