Micro cime di rapa dall'Università di Bari

Micro cime di rapa dall'Università di Bari
Una piccola rivoluzione è in arrivo sulle tavole dei baresi. Si chiamano micro-rape le verdure che dal prossimo inverno delizieranno i palati dei gourmet, faranno felici gli chef che al piatto delle «strascinate» aggiungeranno rape dai valori nutrizionali straordinari (ricche di antiossidanti) e, soprattutto, i produttori, visto che queste «cime di rape» è possibile produrle tutto l'anno, anche sul terrazzo di casa e non richiedono l'impiego di agro-farmaci e fertilizzanti. È la straordinaria novità presentata ad Expo 2015 da un gruppo di ricerca (della facoltà di Agraria dell'Università di Bari) diretto dal professor Pietro Santamaria di Mola di Bari.

Una ricerca che ha suscitato grande interesse, quella sui micro-ortaggi, definite «giovani e tenere plantule commestibili» di specie orticole, specie erbacee, erbe aromatiche e specie spontanee, che generalmente vengono raccolte da due a quattro settimane dopo la semina allo stadio di foglie «cotiledonari» (cioè nella fase embrionale) o con le prime foglie vere.
La ricerca barese ha aperto il convegno «Med and food: research, safety and quality products for a quality life», promosso dall'Università di Bari e presentato al Padiglione Italia, durante il quale sono state presentati gli studi dei docenti baresi, per riflettere sui sistemi della qualificazione, del controllo e della valorizzazione delle produzioni alimentari delle regioni del Mediterraneo e per sostenere la dieta mediterranea, patrimonio immateriale dell'Unesco.

I micro-ortaggi, hanno spiegato, sono ancora poco noti in Italia, ma ampiamente diffusi in Nord America e Nord Europa. Il Dipartimento di Scienze agro-ambientali e territoriali dell'Università di Bari e l'associazione «Ortinnova», di cui fanno parte Carlo Mininni e Francesco Di Gioia (è quest'ultimo il precursore di questo nuovo tema di ricerca) stanno sviluppando attività finalizzate ad individuare nuove specie e varietà da utilizzare per produrre i micro-ortaggi, definendo le loro esigenze e caratteristiche dal punto di vista nutrizionale. Il tutto rientra nel progetto finanziato dal Ministero per le politiche agricole «Micro-ortaggi: nuovi alimenti freschi e funzionali per esplorare tutto il valore della biodiversità».

Nel suo intervento, il prof. Santamaria ha descritto cosa sono i micro ortaggi, quali specie possono essere utilizzate, perché utilizzarli e come produrli. In particolare, i ricercatori baresi sono impegnati nella produzione di micro-ortaggi di specie e varietà locali tipiche del patrimonio di biodiversità dell'orticoltura pugliese. Come la micro-ruchetta, la micro-cima di rapa, il micro-cavolo riccio, la micro-cicoria, la micro-carota di Polignano.

«Si tratta in realtà – spiegano i ricercatori – di ulteriori espressioni di biodiversità in orticoltura. L'elevata ricchezza di specie, varietà e prodotti, legata anche all'uso alimentare di diverse parti della pianta, anche della stessa specie, si arricchisce di un'ulteriore tipo di prodotto: i micro ortaggi, che aggiungono forme, colori e sapori a piatti anche molto semplici ». I risultati ottenuti sono molto interessanti, tanto da ipotizzare l'impiego di questi nuovi prodotti anche come strumento per aumentare la sicurezza alimentare nelle aree rurali ed urbane del mondo. Infatti, i micro-ortaggi sono speso più ricchi di nutrienti dei rispettivi ortaggi raccolti a maturazione commerciale. E poi non richiedono agro-farmaci e possono essere prodotti anche senza fertilizzanti.

Nelle prossime settimane, parallelamente ad Expo Milano 2015, l'Università di Bari svilupperà diverse attività di divulgazione sui micro-ortaggi: un libro, un video, mostre fotografiche e, per finire, un corso di formazione e una degustazione: per capire quale sia la differenza tra le strascinate e cime di rape «classiche» e quelle «micro».

Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno