«Mangiando più frutta e verdura si può salvare il pianeta»

Il boom della popolazione mondiale impone produzioni sostenibili. Sulla terra oltre 400 zone morte

«Mangiando più frutta e verdura si può salvare il pianeta»
Le grandi corporazioni dell'alimentare possono essere un valido alleato per raggiungere l'SDG 12, l'Obiettivo di Sviluppo Sostenibile stabilito dalle Nazioni Unite per garantire la produzione ed il consumo sostenibile entro il 2030. Lo scrive sull'HuffPost il vice-presidente dell'organizzazione no-profit Environmental Defense Fund, David Festa, che nell'articolo intitolato "Come mangiando più frutta e verdura si può salvare il pianeta" evidenzia come l'aumento della popolazione mondiale a 9 miliardi di persone stimato per il 2050 richiederà un incremento del 60 per cento nella produzione alimentare. "Se abbiamo intenzione di rispondere a questa esigenza, avremo bisogno di produrre più cibo migliorando i sistemi naturali che ci sostengono e l'economia" dice Festa.

"La maggior parte dei guadagni nell'agricoltura biologica viene dalla frutta e verdura. Questa è buona cosa – sottolinea – ma per ottenere risultati su larga scala e raggiungere gli obiettivi in tempo, abbiamo bisogno di coinvolgere le grandi corporazioni. Sono incoraggiato da quello che vedo" prosegue Festa, che aggiunge: "Le grandi corporazioni stanno iniziando a identificare l'agricoltura non sostenibile come un rischio d'impresa e stanno scuotendo le loro supply chain". Da parte loro, "i governi hanno un ruolo da svolgere" sottolinea Festa "ma sono le aziende ad essere nella miglior posizione per influenzare le pratiche delle commodities agricole. Dopo tutto, i coltivatori producono ciò che il mercato vuole, e il business sta guidando il mercato".

Festa suggerisce ai consumatori di cambiare la loro dieta per includere più frutta e verdura, dando invece meno spazio alla carne e prodotti trasformati. Nel mondo la maggior parte delle terre coltivate è infatti dedicata alla coltivazione commodities agricole come mais, frumento, soia e olio di palma. E l'incremento della domanda mondiale per questi prodotti ha aumentato il loro impatto sull'ambiente: "La domanda di olio di palma - dice - ha portato alla diffusa deforestazione in Sud America e Asia. L'abuso di fertilizzanti, in particolare su colture cerealicole affamate d'azoto, ha contribuito in modo sostanziale allo sviluppo di oltre 400 "zone morte" in tutto il mondo, tra cui quella più grande del Golfo del Messico".

Traduzione ed adattamento a cura di Italiafruit News.