La Drosophila suzukii fa meno paura

Convegno a Vignola: la diffusa presenza dell'insetto arginata dai trattamenti nei ceraseti

La Drosophila suzukii fa meno paura
Dopo un 2015 piuttosto tranquillo, Drosophila suzukii è tornata con prepotenza nei ceraseti vignolesi e tuttavia, grazie a linee guida più mirate nella difesa fitosanitaria, i danni in campo non dovrebbero essere paragonabili a quelli della disastrosa campagna del 2014. Questa è la situazione delineata nel convegno tenutosi ieri presso l’Agriturismo Fondo Montecuccoli di Vignola, in cui sono intervenuti Giacomo Vaccari (Consorzio fitosanitario di Modena) e Santolo Francati (Dipartimento Scienze Agrarie dell’Università di Bologna).

“Le prime catture del 2016 - ha commentato Vaccari- hanno evidenziato un numero di voli dell’insetto, molto simile al 2014. Entrambe le annate sono state caratterizzate da inverni miti ed estati fresche e umide, creando così, le condizioni ideali per il patogeno, mentre le elevate temperature della scorsa estate ne avevano di fatto limitato la presenza”.

Quest’anno però, la situazione sembra maggiormente sotto controllo grazie ad una migliore preparazione dei cerasicoltori vignolesi; i primi interventi sono stati effettuati già nella fase di invaiatura e, soprattutto, in contemporanea in tutto il comprensorio vignolese; la presenza di ceraseti non trattati, infatti, può rappresentare una via di fuga per il patogeno, che potrebbe in seguito tornare ad agire. I trattamenti sono stati condotti con prodotti in deroga, non ancora registrati (dato l’arrivo recente di Drosophila), fra cui Spinosad, Cyazypyr, Exirel e Piretroidi; il Fosmet, pur avendo un riscontro positivo in Trentino, risulta fitotossico nel vignolese a causa delle temperature più elevate.


L’utilizzo degli insetticidi garantisce una soddisfacente protezione attuale, ma potrebbe rivelarsi pericoloso nel futuro;  il rischio di sviluppo di resistenze da parte di Drosophila è dietro l’angolo. Di qui la necessità di misure alternative o quantomeno complementari. Francati  ha descritto alcuni parassitoidi indigeni oggetto di studio: Lepropilina, Pachycrepoideus vindemmiae e Trichopria drosophilae, fra cui, però, solo l’ultimo ha fornito risultati incoraggianti (per ora in laboratorio). Attuali sperimentazioni in campo, diranno se possa rappresentare una soluzione efficace. 

Le trappole, contenitori di plastica con all’interno una soluzione a base di aceto di mele, vino rosso e zucchero, oltre che per il monitoraggio, vengono usate per la cattura massale; è necessario però giungere alla formulazione di attrattivi di sintesi, più duraturi di quelli manuali, in quanto la manodopera per la sostituzione del liquido sarebbe troppo gravosa.

Infine risultano fondamentali alcune pratiche agronomiche quali: evitare di lasciare frutti sugli alberi (rappresentano una pericolosa fonte di inoculo); una raccolta rapida, che aiuta a limitare i danni; coperture antipioggia, che sembrano anch’esse concorrere alla limitazione del patogeno. Contenere Drosophila suzukii è quindi una sfida da non sottovalutare; certamente le soluzioni a disposizione sono oggi maggiori e destinate ad aumentare, lasciando trapelare un cauto ottimismo, inimmaginabile fino a due anni fa.

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