Piccoli frutti, Sant'Orsola cresce e investe

Volumi in aumento, stop all'import, nuovo stabilimento, vetrine-frigo per la Gdo

Piccoli frutti, Sant'Orsola cresce e investe
Numeri in crescita per Sant’Orsola, che investe per consolidarsi nel segmento dei piccoli frutti. “Stiamo per chiudere il 2016 con un aumento dei volumi del 10% circa rispetto allo scorso anno ed un incremento generalizzato per tutti i prodotti trattati, solo ciliegia e mora hanno avuto qualche problema”, spiega a Italiafruit News Matteo Bortolini, direttore della cooperativa trentina. 

“In attesa dei dati definitivi, possiamo anticipare che l’anno è stato positivo anche a livello di commercializzazione e riteniamo che i soci potranno essere cautamente soddisfatti della remunerazione”.  Soci che, al momento sono 909, sette in più dello scorso anno, con una preponderanza trentina (830) ma una rappresentatività che si estende fino alla Calabria e alla Sicilia. 



“A Sant’Orsola fanno riferimento realtà di tutte le dimensioni, dal piccolo appezzamento all’azienda professionale”, prosegue Bortolini (foto sopra). Che non nasconde le ambizioni per i prossimi anni: costante incremento delle produzioni, nuovo stabilimento, ampliamento della stagionalità anche per "affrancarsi" totalmente dall’import, che oggi vale l'8% circa del business. “A partire dal 2017 - spiega - potremo fare affidamento su una maggiore offerta dalla Sicilia che ci consentirà di rafforzare la disponibilità nel periodo primaverile e di essere presenti sul mercato 12 mesi l’anno con piccoli frutti italiani, mentre quest’anno abbiamo avuto un breve periodo di stop a febbraio”. 



Terminata a ottobre la produzione trentina, a fare la parte del leone è, in questi giorni la materia prima proveniente dalla Calabria, in primis lampone e mora. A livello di volumi, sono circa 50 mila i quintali movimentati ogni anno, di cui 20 mila fragole e 8.500-9.000 lamponi. A completare l’offerta anche mirtillo, ribes rosso, uva spina, ciliegia e baby kiwi “che sta incontrando un crescente successo”.



Il consolidamento passa anche e soprattutto dal nuovo stabilimento che sorgerà in località Cirè a Pergine Valsugana: sarà dedicato a ricevimento, conservazione, lavorazione e spedizione della frutta conferita dagli associati. La struttura, che richiederà un investimento di 27 milioni di euro, disporrà di una sala di lavorazione di oltre 4mila metri quadri a fronte dei 1.200 attuali e  si svilupperà su una superficie di circa due ettari e mezzo in un’area complessiva di 12; tre ettari saranno coperti da serre dedicate alle attività di Ricerca e Sviluppo e sorgerà anche un “giardino dei frutti di bosco”, spazio di presentazione dell’azienda e dei suoi prodotti. I lavori, come spiega Bortolini, dovrebbero prendere il via tra la tarda primavera e l’estate del 2017 per essere completati nell’inverno dell’anno successivo. 


Il rendering del nuovo stabilimento. I lavori inizieranno nel 2017

A valle della filiera, Sant’Orsola, che esporta l'8% circa delle proprie produzioni, è impegnata da tempo nel creare le condizioni per una sempre maggiore visibilità delle proprie referenze nei punti vendita; nell’ottica di assicurare una corretta esposizione utile anche a garantire un’alta rotazione, ha installato 150 vetrine frigorifere (foto sotto) in altrettanti punti vendita di tre catene distributive in modo da orientare l’acquisto, assicurare visibilità e mantenere la corretta catena del freddo. Nel progetto, che si dipana dal Nord al Centro Italia, fino al Lazio, sono coinvolti anche una decina di dettaglianti specializzati. 

             
"I consumi di piccoli frutti nei Paesi anglosassoni sono da tempo in grande crescita ed è a quel modello distributivo che ci rifacciamo - commenta la responsabile marketing Sara Bellini - nella consapevolezza che i margini di sviluppo, nel nostro Paese, sono ancora notevoli".

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