Export, Macfrut lancia il «Patto di Pechino»

«Ministeri, Regioni, categorie e operatori insieme in Gruppi di lavoro»

Export, Macfrut lancia il «Patto di Pechino»
Un accordo per proiettare con forza la filiera ortofrutticola italiana sui mercati extra europei, unendo imprese, organizzazioni, istituzioni, in modo da affrontare efficacemente le problematiche legate all'export e sbloccare la situazione nelle aree strategiche ancora off limits: la proposta arriva da Macfrut, che l'ha lanciata ieri a Pechino per bocca del suo patron Renzo Piraccini alla vigilia della conferenza stampa di presentazione dell’edizione 2017 della rassegna. L'incontro è in programma alle 10.30 locali nello Spazio Italia, dove sono attesi imprenditori della Penisola, rappresentanti dell'Ice, dell'Ue, del Ministero dell'Agricoltura cinese, dell'ambasciata italiana in Cina e del Cso, importatori e giornalisti cinesi.

Un patto per unire le forze e dare maggiore impulso verso l'estero, è stato detto, "in un momento particolarmente favorevole per l'ortofrutta" partendo dal presupposto che "il mercato interno europeo nei prossimi anni non potrà crescere in maniera significativa, sia per quanto riguarda la produzione sia per i consumi, e che il futuro della filiera ortofrutticola è quindi legato alla capacità di svilupparsi sui mercati internazionali”.

Il tutto in un contesto in cui “il calo dei costi del trasporto marittimo e la riduzione dei transit-time aprono opportunità di business in nuovi Paesi, con uno scenario inimmaginabile fino a pochi anni fa”. A ciò si aggiunge il “cambio euro-dollaro che favorisce il nostro export”. 


Da sinistra Luca Braia (assessore all'agricoltura Basilicata), Piraccini e Lucchi (sindaco di Cesena).

In concreto, si punta a far nascere gruppi di lavoro - uno per ogni Paese/area geografica importante - composti da esponenti dei ministeri delle Politiche agricole e dello Sviluppo economico, delle organizzazioni ("in primis il Cso", ha detto Piraccini), ma anche delle Regioni e della filiera che si riuniscano periodicamente su tre punti cardine: avanzamento dei dossier fitosanitari delle varie specie; servizi comuni per gli esportatori nei Paesi target; azioni da mettere in campo.

"Non è possibile che la Polonia in otto mesi sia riuscita a esportare le proprie mele in Cina mentre l'Italia attende la stessa chance da quattro anno e mezzo", ha spiegato il presidente di Macfrut. Proprio la Cina, dove ad oggi si possono esportare di fatto solo kiwi (anche se ci sarebbe il via libera per gli agrumi lucani), è uno dei grandi nodi da sciogliere, un “immenso mercato pronto ad accogliere i nostri prodotti e le nostre tecnologie”. Mele, pere, uva e gli stessi kiwi i prodotti Made in Italy che scalpitano per raggiungere le mete soggette a barriere fitosanitarie e non.

“Macfrut, fiera rappresentativa di tutti gli anelli della filiera ortofrutticola, propone alle organizzazioni del settore e alle istituzioni nazionali e regionali, un patto”, si legge nella proposta illustrata nel corso dell'incontro tenuto ieri nella capitale cinese. “Una strategia condivisa, in cui ognuno faccia la propria parte e svolga il proprio ruolo, ma con una regia comune che ci permetta di superare i colli di bottiglia che oggi frenano il nostro export sui mercati internazionali”.

A scendere in campo sono chiamate anche realtà che assicurano dai rischi nell'export come Coface Italia, secondo un sistema di rischio condiviso del quale ha parlato ieri l'Ad Ernesto De Martinis, intervenuto insieme al sindaco di Cesena, Paolo Lucchi, e all’assessore regionale all’agricoltura della Basilicata, Luca Braia
Cina e Basilicata, del resto, sono i due partner della rassegna in programma a Rimini il prossimo maggio. Entrambi saranno rappresentati oggi a Pechino nella conferenza stampa che vuole dare a Macfrut una dimensione ancora più globale. 

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Nella foto di apertura da sinistra Lucchi, De Martinis, Piraccini, Mario Bocaccini (di Coface Italia) e Braia